Al Presidente della Regione BASILICATA

Ai componenti il Consiglio Regionale di Basilicata

Ai Deputati Lucani

p.c. agli organi di stampa

 

Gentilissim*

Come noto, il 23 aprile u.s., il Senato ha approvato, nel contesto del decreto PNRR, un emendamento che le regioni possano fare uso dei fondi del PNRR destinati alla Sanità per organizzare i servizi dei consultori, potendo avvalersi del coinvolgimento delle associazioni anti scelta.
Si tratta, nei fatti, di un attacco al diritto all’interruzione volontaria di gravidanza e all’autodeterminazione delle donne ma, anche, un attacco alla sanità pubblica e all’organizzazione dei consultori, svuotati di personale e competenze specifiche per garantire il diritto alla salute delle donne. Ad oggi, mai nessun confronto è stato tenuto, a livello regionale, sul tema della situazione dei consultori e sull’attuazione a livello territoriale della legge 194.
Già dalla Relazione annuale del Ministro della Salute, emergono alcuni dati che inducono a riflettere. Pur essendo la Basilicata una delle regioni italiane in cui il tasso di abortività è in costante decrescita da anni e, al 2021, fermo ben al di sotto della media nazionale (3,7% Basilicata contro 5,3% nazionale), nonché una delle regioni con più alta percentuale di uso dell’aborto farmacologico, sono presenti alcune specificità importanti che meriterebbero approfondimento.
La Basilicata, ad esempio, risulta essere la regione con maggior percentuale di “migrazione” verso altre regioni (34,4%) per effettuare l’IVG. Inoltre, al di sotto della media nazionale, solo il 57% delle strutture ospedaliere e case di cura autorizzate con reparto di ostetricia e/o ginecologia effettuano IVG (4 su 7).
In regione esistono 26 consultori familiari, di cui solo 17 (il 65,4%) effettuano attività di counseling IVG. La Basilicata ha una percentuale di consultori inferiore alla previsione di legge con lo 0,9% per 20.000 abitanti. Dalla relazione ministeriale, però, pur essendo i suddetti consultori riportati come “funzionanti”, non è dettagliato null’altro riguardo a orari, attività e personale attestato sulle varie strutture. Risulta, inoltre, il forte squilibrio territoriale tra le due province: solo due consultori risultano attestati nella provincia di Matera (dati sito Ministero Salute).
La percentuale di obiettori è ben al di sopra della media nazionale, con il 78,6 % di ginecologi obiettori (naz. 63,4), il 63,3% di anestesisti obiettori (naz. 40,5%) e il 57% di obiettori tra il personale non medico (naz. 32,8). Il carico di lavoro medio settimanale per ginecologo non obiettore è, seppur di poco, superiore al dato medio nazionale. Nel 2021, infatti, risulta essere di 1 intervento a settimana in media, rispetto a 0,9 dato nazionale.
Chiediamo con forza che la suddetta norma non possa in alcun modo essere, in questa regione, l’occasione per mascherare come "supporto alla maternità" la lesione di un diritto fondamentale; il benestare, infatti, alla presenza nei consultori delle associazioni “anti-scelta”, le cui azioni sono tradizionalmente caratterizzate dall’uso di un linguaggio violento e colpevolizzante nei confronti della donna, sarebbe, nei fatti un attacco all’autodeterminazione delle donne ma, anche, un attacco alla sanità pubblica e all’organizzazione dei consultori, svuotati di personale e funzioni.
Ricordiamo che le associazioni antiabortiste sono coloro che manipolano e fanno pressione psicologica sulle donne, che hanno organizzato i cimiteri dei feti, che propongono una legge sull’obbligo per le donne che scelgono la IVG, di ascoltare il battito cardiaco fetale, come già avvenute in alcune regioni del paese. Ci giungono, peraltro, segnalazioni di donne lucane contattate, dopo aver effettuato una IVG, da esponenti di queste associazioni che propongono la sepoltura dei feti e la celebrazione di preghiere.
I consultori e le donne non hanno bisogno di tutto questo. Hanno bisogno, invece, che i servizi vengano rafforzati, che vi sia adeguato personale di ginecologia, psicologia, ostetricia, di assistenti sociali che si occupino della salute della donna in tutte le fasi di vita e nelle diverse condizioni. Sappiamo il drammatico stato in cui versa, in Basilicata, la sanità pubblica, con un grave problema di carenza di personale.
In tal senso la CGIL Basilicata chiede a codesto Governo regionale di non dare attuazione a detto emendamento (come assunto, peraltro, da parte di altre regioni) nel rispetto sia della L. 194/78 che della stessa destinazione dei fondi del PNRR.
Alla luce di queste considerazioni, nel ribadire che le scriventi sono pronte ad ogni forma di mobilitazione, qualora dovesse essere messa in discussione nel Consiglio Regionale, la proposta di cui all’emendamento PNRR, con la presente, rinnoviamo la richiesta d’incontro per un’analisi approfondita, dei dati relativi ai consultori e alla loro organizzazione.

Il Coordinamento Regionale Donne CGIL BASILICATA

Potenza, 2 maggio 2024