scuola

Le Organizzazioni sindacali Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola e Snals regionali valutano negativamente l’iniziativa che ha promosso ed organizzato il Dipartimento Politiche di Sviluppo, Lavoro, Formazione e Ricerca dal titolo “I VISIONARI DELLA SCUOLA”nei giorni 6 e 7 novembre 2014 perché, in assenza di una qualsiasi IDEA di scuola e di relativa programmazione, mette in atto metodi e forme di coinvolgimento “virtuali”di studenti, famiglie, docenti e addetti ai lavori, secondo lo stile dell’epoca, sfuggendo al confronto sui problemi reali che investono la scuola

lucana.

Si tratta di un’iniziativa articolata e ambiziosa che propone metodi innovativi (piattaforme telematiche, forum, gruppi di lavoro) ma che, nella sostanza, rappresenta la solita proposta di facciata e d’immagine finalizzata a presentare “La Buona Scuola”, riproponendo una sorta di “mini

Leopolda” lucana.

Come OO.SS. riteniamo che la condizione in cui versa il sistema scolastico non meriti un’attenzione virtuale né mediatica o di facciata perché gli effetti dei provvedimenti di mero taglio realizzati dai Governi che si sono susseguiti in questi anni, hanno assunto in Basilicata una valenza tanto dirompente quanto drammatica, generando gravi menomazioni ai capisaldi irrinunciabili dell’organizzazione del servizio scolastico: il tempo scuola, la relazione educativa, i servizi amministrativi e ausiliari, l’esercizio effettivo del diritto all’istruzione sancito dalla nostra Costituzione e dalle convenzioni internazionali.

Il sistema scolastico lucano è stato condizionato da alcuni specifici elementi di contesto come la riduzione del 23,5% del personale scolastico (a fronte della riduzione del10% della popolazione scolastica), la perdita di circa 3.500 posti, il sottodimensionamento di numerose istituzioni scolastiche (44 su 141 totali), l’aumento delle percentuali di alunni che frequentano le pluriclassi (6/7 %).

In un contesto già così difficile, in questi anni, la Regione Basilicata non è stata in grado di dare risposte adeguate. Al di là di dichiarazioni di principio, di percorsi di RIFORMA più annunciati che praticati, di finalità e obiettivi dichiarati e condivisibili, di fatto le “politiche” scolastiche regionali hanno costruito un sistema parallelo a quello d’istruzione pubblica e statale, declinandolo in un'ottica forzatamente regionalista e "localista".

Una scelta che non solo ha leso l'esercizio reale di un diritto universale quale è il diritto all'istruzione, che è premessa al pieno diritto di "cittadinanza", ma che non è riuscita nemmeno nell’intento di dar vita ad un sistema integrato di istruzione e formazione capace di mettere in relazione virtuosa cultura, istruzione, formazione, lavoro, investimento sociale e individuale.