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Il Centro Servizi Regione Basilicata, attualmente gestito dall’ATI formato da Datacontact e Lucana Sistemi, imprese facenti capo agli imprenditori materani Cosimo D’Ercole e Angelo Tosto, impiega oltre 120 persone ed eroga numerosi servizi, oramai parte integrante della vita quotidiana di cittadini e pubbliche amministrazioni; sono, infatti, le lavoratrici e i lavoratori del CSB, quelli che gestiscono il call center di prenotazione di visite e prestazioni sanitarie regionali; affiancano gli URP regionali nel lavoro di informazione e accoglienza ai cittadini; gestiscono buona parte dei contenuti dei siti web regionali; erogano un qualificato supporto nei servizi regionali ai cittadini quali Sportello Tributi, progetti e sevizi di innovazione (referti on line, contact center regionale, liste di attesa, erogazione della firma digitale, della PEC a cittadini e imprese, semplificazione amministrativa, ecc).

Una commessa che, nel giro di poco piu’di 5 anni, è costata circa 30 milioni di euro e che è, in realtà, “nata” circa dodici anni fa, con un progetto di stabilizzazione LSU affidato alla multinazionale Getronics, che assorbi’ anche i lavoratori uscenti da crisi aziendali (King com, e in seguito EDS, ecc); la commessa ha visto, nel corso degli anni, l’ampliamento dei servizi e della platea dei lavoratori. Il passaggio di affidamento, circa 5 anni fa, dall’allora gestore Agile a quello attuale (l’ATI Tosto/D’Ercole) non fu indolore per i lavoratori a causa della sciagurata decisione, da parte della regione, di non inserire una clausola sociale che prevedesse il trasferimento diretto del personale.

Ci fu il rischio concreto che buona parte dei lavoratori potesse rimanere esclusa dalle nuove aziende che subentrarono ad Agile e soltanto grazie ad una lunga e durissima vertenza sindacale, condotta unitariamente e con tenacia da CGIL CISL e UIL, si riuscì a far rientrare tutti i lavoratori interessati, seppure con perdite anche consistenti di tutto quanto il maturato nella vecchia azienda (buoni pasto, livelli di inquadramento, ecc), recuperate in parte grazie alla contrattazione integrativa condotta dalle RSU e dalle categorie di riferimento in questi anni.

Siamo ora nuovamente ad un giro di boa. Nel giro di pochi mesi (gennaio 2015) scadrà nuovamente la commessa relativa ai servizi erogati dal CSB.

E’giusto interrogarsi, come fanno alcuni, sul “valore aggiunto” apportato dall’ATI guidato da Angelo Tosto che in questi anni ha gestito la commessa; 30 milioni di euro non sono pochi e se si considera che lo stipendio medio dei lavoratori impiegati nelle aziende si aggira intorno ai 1000 euro, c’è da riflettere. La domanda che viene naturale è la seguente: è giusto che la Pubblica Amministrazione continui a gestire in esternalizzazione servizi che sono a tutti gli effetti servizi regionali quando potrebbe erogarli in maniera più o meno diretta, con gli stessi lavoratori e con grande risparmio per i cittadini? Dopotutto, molte aziende private, prime tra tutte Telecom e Poste Italiane, solo per fare un esempio, negli scorsi anni, hanno internalizzato alcuni dei servizi gestiti da aziende esterne, per affrontare imponenti riorganizzazioni.

Se lo fa il privato, perché non dovrebbe farlo il pubblico, soprattutto in tempi difficili come questi?

Una domanda del genere si presta naturalmente a facili risposte intrise di populismo da parte di masanielli nostrani. In realtà, la questione non è semplice e va affrontata in un confronto serio e approfondito che deve necessariamente aprirsi in maniera tempestiva, cioè ADESSO, onde evitare di dover affrettarsi per gestire l’emergenza, come è successo 5 anni fa, raffazzonando soluzioni improbabili, costose per la pubblica amministrazione e dannose per i lavoratori. Qualunque sia, la soluzione deve avere una priorità, al di sopra di tutte: la tutela dei posti di lavoro, sia nella quantità che nel maturato economico, congiuntamente alla continuità nell’erogazione dei servizi.

Che sia gara o altro, ciò che conta è che venga fatto in maniera trasparente, rapida e nell’interesse congiunto di cittadini e lavoratori.

Quello che ci preme, come SLC CGIL, oggi, è che si apra subito il tavolo di concertazione per poter rispondere alle domande che, giustamente, i lavoratori ci fanno ormai quotidianamente; magari, proprio nell’ambito di quel confronto già in atto su Agenda Digitale, a livello regionale, nel cui contesto si inserisce perfettamente il nodo CSB. E’difficile, infatti, immaginare di continuare a gestire le questioni dell’innovazione “a compartimenti stagni”, quando la visione di Agenda Digitale è esattamente l’opposto: una visione globale; così come ci auguriamo che tutta la questione non venga derubricata a mera questione tecnico-burocratica da gestire in maniera ragionieristica, visto che è di Politica che si parla: programmare le risorse destinate all’innovazione e alla semplificazione non è, come noto, questione contabile. Non sono i tecnici, per quanto qualificati, a doverla affrontare, perché parlare di innovazione, e government, democrazia digitale, oggi più che mai, significa parlare del futuro del nostro territorio.

Chiediamo quindi al Presidente l’immediata convocazione di un tavolo di confronto sul tema.