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Il crollo dell’edilizia in sette anni è stato del 50%; una crisi senza precedente che si protrae dal 2008.

Un settore nel quale l’analisi congiunturale  del comparto  è impietosa, le molte aspettative  dello “Sblocca Italia” si sono rilevate  deludenti. La montagna ha partorito il topolino. Tutto ciò è giustificato dalle risorse  che  saranno spese nel 2015 e che  ammontano a 296 milioni  rispetto ai 3,89  miliardi di risorse dichiarate per l’apertura dei nuovi cantieri. La cifra arriva a 455 milioni se si considera il 2016 in tutto il Paese, mentre in Basilicata le risorse messe a disposizione sono quelle già stanziate per alcuni grandi lavori, che devono essere appaltati entro il 2014. Invece  i 3,5 miliardi restanti sono stati rinviati oltre il 2017, di cui 1,4 disponibili nel 2017. Da questo si evince lo tsunami  che ha travolto il settore e che tradotto in numeri, sulla base dei dati delle casse edili , evidenzia  come da dicembre 2013 rispetto a gennaio 2008, la crisi che ha investito il comparto dell’edilizia ha travolto gli operai con una diminuzione del   -39%, ore lavorate -43% , massa salari -33% e imprese -33%. Una situazione che  non è certamente migliorata, se giugno 2014 ha fatto segnare , sempre rispetto a gennaio 2008, un ulteriore  crollo negli indicatori : operai (-47%); ore lavorate (-49%), massa salari  (-43%) e aziende (-40%). In questo contesto di generale flessione occupazionale,  il comparto soffre un ulteriore processo di precarizzazione del lavoro e da crescenti condizioni di irregolarità "ammantate" da partite IVA. La tendenziale crisi registrata a livello nazionale ha più o meno gli stessi numeri nella nostra regione, con l’aggravante che, data la particolarità territoriale e la mancanza di investimenti a breve, questa crisi sta avendo un impatto a livello sociale più devastante. I cantieri più grandi, quali quelli della Salerno Reggio Calabria, hanno sostanzialmente terminato le lavorazioni, ed i lavoratori licenziati  entreranno nella schiera dei disoccupati con diritto ad un indennità di disoccupazione, mentre le poche opere che vengono realizzate non sempre contribuiscono ad attutire la fame di lavoro che soffoca la nostra gente. Il tanto famigerato Centro Olii di Tempa Rossa, attualmente in costruzione, quindi nelle fase  ottimale per dare una boccata di ossigeno alla nostra disoccupazione, lo si sta realizzando con uno scarso numero di lavoratori locali; infatti mentre la Alenadri  SpA  - uno dei 3 Contraenti Generali che si sono aggiudicato l’appalto- ha utilizzato una elevatissima percentuale di manodopera lucana , superando in alcuni casi 80% , stessa cosa non possiamo dire di Tecnimont, - altro Contraente Generale - e delle imprese in appalto e sub appalto che lavorano per loro. Anzi  tutte le aziende a cui sono state affidati i lavori stanno utilizzando finora solo manodopera proveniente da fuori Regione, pur essendo lavoratori le cui qualifiche sono facilmente reperibili in loco, in primis quelli espulsi dalla Aleandri. In particolare in queste ora, a seguito della cessazione di alcune fasi di lavorazione, una quindicina di operai sono stati licenziati da Aleandri e potrebbero benissimo lavoratore nelle opere edili successive e aggiudicate da Tecnimont. Peccato che nessuno, a partire da Total e dal Generalc Contactor Tecnimont sentano il bisogno di occupare manodopera locale, magari a seguito di uno specifico contratto di Sito. Chiediamo alla Regione - che assunse già in commissione tripartita l'impegno a garantire che almeno l'80% delle assunzioni per la costruzione di Tempa Rossa avvenisse tra disoccupati lucani - di far sentire la propria voce convocando un tavolo specifico con Total ed i suoi General Contractor. La Giunta rispetti gli impegni e aiuti i disoccupati lucani ad avere almeno una boccata d'ossigeno, chiamando le grandi aziende  a maggiore responsabilità verso il territorio".