DNA OGM

Abbiamo letto già qualche giorno fa e poi, ripresa ieri da un grande quotidiano nazionale, la proposta di tre Parlamentari democratici che, nell’ambito della riforma del titolo V della costituzione, hanno in animo di proporre il superamento delle piccole regioni (tra le quali evidentemente l’Umbria e la Basilicata).

 

Ci permettiamo di sottolineare tutta la nostra perplessità e la nostra contrarietà rispetto alle modalità, con cui si intende affrontare una questione delicata come quella che fa riferimento al riordino delle autonomie locali. E non per una sorta di "campanilismo", ma perché sommessamente ricordiamo che il principio dell’autonomia dei poteri è previsto dalla Costituzione, dentro una visione complessa e articolata di democrazia che valorizzi la partecipazione e la vicinanza tra cittadini ed istituzioni.

 

Oggi semmai occorrerebbe contrastare la crescente tendenza alla centralizzazione, portata avanti dagli ultimi governi nazionali da Berlusconi a Renzi, su materie anche delicate e dagli evidenti impatti sulla salute e sul benessere dei territori, oltre che sul loro stesso sviluppo (si pensi da ultimo ad un tema sensibile come quello dell'energia), proprio per facilitare una riconnessione tra democrazia, partecipazione, sviluppo, sempre più minacciata dalla crisi economica e sociale che è diventata anche crisi democratica ed istituzionale.

 

Inoltre consideriamo il ragionamento dei tre parlamentari PD (che in realtà riprende in maniera neanche troppo velata le proposte della Fondazione Agnelli) estremamente singolare ed inaccettabile, perché se tale proposta andasse avanti ci troveremmo nella assurda situazione per cui i cittadini di queste due nostre regioni vedrebbero, contemporaneamente, il superamento di province e delle regioni, con il risultato, veramente unico in Europa, di due realtà importanti del paese, che avrebbero come unico organismo elettivo sul territorio solo il Comune.

 

Va sottolineato infine, il dato non secondario, in un momento di crisi come l’attuale, che l’esperienza regionalista ha costituito e costituisce un elemento fondamentale di sviluppo e di coesione delle nostre due realtà regionali, a partire dai fondi europei e dalla più generale capacità di leggere eccellenze e potenzialità specifiche dei territori.

 

Il che non vuol dire, ovviamente, non voler ragionare in termini di una cooperazione rafforzata tra Regioni (sul modello europeo) o di un positivo e più stringente coordinamento tra governi regionali e governo nazionale su importanti e necessari interventi in termini di infrastrutture, strategie energetiche, politiche industriali, ecc. (dove più che il Titolo V pesa una "debolezza delle classi politiche", che poco ha a che fare con l'equilibrio tra potestà legislative), ma vuol dire farlo assumendo insieme anche il tema (in uno scenario dove sempre di più le grandi decisioni tendono ad allontanarsi dal territorio e dagli stessi Stati nazionali) di come rilanciare una dimensione dell'istituzione locale, democraticamente eletta e rispondente alle domande e ai bisogni dei cittadini, in chiave nuova, di maggiore efficienza. Non certo di come sopprimerla.

 

Anche per questo non siamo assolutamente convinti che si possa rilanciare un'idea di riforma istituzionale basandosi su una logica di trasformazione incentrata solo sulla semplificazione, avendo come unico asse di riferimento il numero degli abitanti. Basterebbe in questi casi ricordare agli autorevoli parlamentari, che ci sono esperienze importanti in Europa e in America di stati federali (quindi più importanti delle Regioni) con un numero di abitanti inferiore alle nostre due regioni, e dove nessuno pensa di metterne in discussione il ruolo e la funzione. Per questo pensiamo che le nostre identità di Umbria e di Basilicata vadano valorizzate in una logica di integrazione possibile, non calata dall’alto, che guardi soprattutto ad una necessaria nuova Europa e nuova Italia, dove le istituzioni siano più vicine ai cittadini e non percepite (o peggio addirittura organizzate) come qualcosa di lontano o di tecnocratico.