cgil222

“Le insinuazioni di Landini e Nicolosi su presunte anomalie nei congressi delle regioni meridionali assieme a quelle
sulla violazione delle regole congressuali sono offensive e gratuite.Stupisce che la battaglia politica possa arrivare a livelli così
bassi, al falso per colpire l'immagine e il prestigio della Cgil, con l’obiettivo di autoconservarsi”. Lo scrivono i segretari generali
delle strutture Cgil di Sicilia, Campania, Calabria, Puglia eBasilicata replicando a quanto affermato da Maurizio Landini e Nicolò
Nicolosi nella loro analisi del voto congressuale.
“Affermare che nel Mezzogiorno alcuni emendamenti proposti, come quello sulle pensioni, avrebbero dovuto raccogliere un numero maggiore
di preferenze – aggiungono i 5 esponenti della Cgil- significa nonconoscere affatto il Mezzogiorno e i bisogni prioritari dei nostri
iscritti. Infatti- specificano - il lavoro, la sua durata, la sua quantità e la sua qualità rappresentano, da parte di tutti, la
richiesta principale anche da parte dei pensionati che nelle regioni del Mezzogiorno, in larghissima maggioranza, vivono con pensioni
bassissime e sono costretti spesso a supportare interi nuclei familiari fatti da disoccupati”. Per Michele Pagliaro (Sicilia),
Michele Gravano (Calabria), Franco Tavella (Campania), Giovanni Forte (Puglia) e Alessandro Genovesi (Basilicata) “è incredibile che si
possa scegliere, come fanno Nicolosi e Landini, di attaccare deliberatamente e con questi argomenti la democrazia, visto che i
congressi si sono svolti regolarmente sotto la vigilanza di commissioni di garanzia nelle quali minoranza e area sono state sempre
rappresentate. Qualche ricorso, del tutto fisiologico, non riguarda peraltro la regolarità del voto”. Gli esponenti delle regioni
meridionali affermano che “Landini e Nicolosi devono accettare il responso delle urne, che non è stato al sud favorevole per loro, e
cercare le ragioni della loro sconfitta altrove che in presunte manovre della maggioranza che non ci sono state. Auspichiamo e lanciamo in tal senso un appello – concludono- affinchè il confronto, dentro la nostra organizzazione, sia ricondotto nei canali della democrazia, del rispetto anche nelle parole che vengono pronunciate, nell'interesse di tutti coloro che
rappresentiamo”.