cgil222

“Noi siamo quello che facciamo e come lo facciamo” amava ripetere Luciano Lama.

Ora in Basilicata si tratta di capire se il nuovo corso politico si caratterizzerà concretamente per scelte in grado di delineare tanto un progetto di risposta strutturale alla crisi quanto un “kit di pronto intervento” per affrontare le emergenze, o se – oltre ad una smania di apparire e annunciare – saremo condannati ad un quotidiano vivere alla giornata, spingendo ancora di più la società lucana ai margini dello sviluppo e nel burrone della povertà.

L’interrogativo non è retorico perché, nel merito e nel metodo, in questi primi giorni si nota una schizofrenia e uno iato tra quello che viene detto e quello che viene fatto.

Nel metodo perché ancora non è chiaro se la nuova Giunta regionale voglia continuare a valorizzare o meno il rapporto con le parti sociali, cioè con quei corpi intermedi che sono il sale della democrazia. Soprattutto se intenda veramente provare a scrivere il secondo capitolo di quell’Obiettivo Basilicata 2012 che noi, partendo dal Piano del Lavoro unitario, abbiamo chiamato Basilicata 2020. Perché concertare vuol dire costruire e condividere, in maniera responsabile, con competenza e riconoscimento reciproco pur nella differenza di ruoli, autonomie e opinioni.

Perché soprattutto vuol dire “mettere tutto sul tavolo”, a partire dalle risorse nazionali, comunitarie, del petrolio, dei diversi fondi, per un loro uso più efficace e sistematico.

Nel merito perché quello che sembra mancare, nonostante gli sforzi e alcuni spunti nelle linee programmatiche di Pittella, è una visione di insieme, un “sogno possibile che è progetto concreto” a partire dalle 3-4 questioni che la crisi consegna alla Basilicata: dal tema delle risorse (petrolio ed acqua) a quello delle possibili specializzazioni produttive su cui caratterizzarci nel mondo globale, a quello più generale del modello di coesione e welfare secondo precise priorità. Un fulcro intorno a cui declinare i migliori assetti di goverance e di finanza pubblica e, sul piano esterno, un nuovo rapporto con il Governo nazionale e con le altre regioni meridionali.

Per questo occorre sfidare in positivo tanto la Giunta quanto le diverse forze politiche e sociali e provare – se ci saranno le condizioni – a rimettere in rete un patrimonio di relazioni industriali, dove siano azzerate ogni forma di “doppiezza” o “utilitarismo spicciolo”. Perché su un punto siamo veramente d’accordo con il neo Presidente “o ci si salva tutti insieme o non si salva nessuno”, tanto in termini di tenuta economica e sociale che democratica.

Proviamo allora a tenere sullo sfondo le riflessioni sui grandi scenari e progetti, che non potranno che declinarsi in un periodo più lungo di confronti e di partecipazione collettiva e che impatteranno tanto il tema della concentrazione su pochi ed incisivi interventi delle risorse comunitarie 2014-2020 (prendendo a riferimento la scadenza rappresentata dalla sessione comunitaria del Consiglio Regionale di fine Aprile e successiva scrittura del Por), quanto il tavolo sul petrolio incardinato al Mise (art. 16, Memorandum, nuova destinazione al sociale delle risorse ex carta carburante), consapevoli che l’obiettivo di fondo è uno solo: creare nuova occupazione di qualità, facilitando investimenti anticiclici basati su una domanda di beni collettivi, favorendo la crescita innovativa del nostro tessuto imprenditoriale,  rilanciando un sistema di welfare volano di sviluppo a partire dal governo della transizione demografica (invecchiamento) e dalla valorizzazione delle aree interne.

E proviamo a concentrarci su 10 priorità per il 2014 che vedano la luce o la messa “in cantiere” nei prossimi 2-3 mesi. 10 interventi che devono trovare già nella prossima legge finanziaria regionale a fine marzo, nella riprogrammazione delle risorse di chiusura del ciclo 2007-2013, nei primi provvedimenti legislativi e nei rapporti con le grandi imprese, la loro corretta traduzione, in fatti concreti e misurabili. 10 priorità per 10 emergenze che però già delineano un modello possibile e una visione:

1) Introduzione e sperimentazione del reddito minimo di inserimento, da declinare a più livelli: garanzia giovani, con riforma e potenziamento dei Centri per l’Impiego e dell’offerta formativa, con tirocini presso imprese, associazioni no profit e cooperative, enti locali, parchi, ecc. (su progetti mirati e con avvisi pubblici); proroga del programma Copes con già i nuovi criteri in grado di allargare la platea dei beneficiari e inserirli in progetti mirati; proroga degli ammortizzatori in deroga (dopo che la Giunta chiuda l’imbarazzante questione dei 10 milioni per il 2013, sbattendo i pugni al Ministero del Lavoro a Roma) con strumenti di inserimento lavorativo differenziati in base alle platee (credito imposta e percorsi formativi mirati per i più giovani, lavori di utilità pubblica sul modello del civil servant, per 3-5 anni per i più anziani, ecc.); trasferimenti monetari per i pensionati più poveri con progetti di inserimento in attività sociali, di volontariato, di rafforzamento delle reti di vicinato.

2)Petrolio: occorre generalizzare immediatamente il Contratto di Settore estendendolo a Total e pretendendo dai suoi general contractor (incrociando i loro bisogni professionali con un’offerta specifica formativa) che l’80% dei lavoratori (un migliaio almeno) impiegati nella costruzione del centro oli e poi nella manutenzione ed indotto siano disoccupati lucani, sanando da subito lo “sfregio” dei 30 giovani rimasti fuori, dopo una lunga e difficile selezione. Occorre che l’Eni consegni immediatamente il crono programma e i fabbisogni professionali delle sue imprese in appalto (con date e numeri certi di assunzioni, difficile che siano i 700 dichiarati) per la 5° linea, così da destinare immediatamente con avviso pubblico i 700 mila euro a corsi formativi mirati e facendo dei Centri pubblici per l’impiego il terminale della diffusione, controllo e trasparenza dell’intero processo. Occorre che Eni, insieme a Confidustria, Confapi e le altre associazioni di impresa, con il sostegno politico della Regione, assuma le proposte di Cgil, Cisl e Uil sui miglioramenti salariali, stabilizzazione dei lavoratori precari, nuova occupazione, al fine di consolidare in qualità lo stesso indotto.

3) Piano straordinario per l’efficienza energetica delle scuole e delle abitazioni private, partendo dalle fasce sociali più deboli, anche al fine di sostenerne nel medio periodo i redditi. Costituzione della Stazione Unica appaltante Regionale. Mille edili e professionisti al lavoro entro 6/8 mesi.

4) Stabilizzazione di tutti i precari delle pubbliche amministrazioni, delle agenzie, degli enti strumentali, degli enti locali, della Regione secondo un crono programma che rimetta al lavoro da subito (sono passati vergognosamente diversi mesi) tutti e che li trasformi, entro 1-2 anni, in tempi indeterminati, secondo modalità chiare e trasparenti concordate con i sindacati. Al contempo occorre operare una drastica riduzione dei dirigenti e delle funzioni apicali per liberare risorse a vantaggio delle professionalità, della dotazione dei mezzi necessari per una P.A. più efficiente. Particolare attenzione a quelle “sentinelle sociali” che sono l’Arpab (cui missione è quella indicata dalla legislazione nazionale e di settore) ed i servizi pubblici locali di base.

5) Piano straordinario di assunzioni nella sanità pubblica, sotto esclusiva regia della direzione regionale e con immediata operatività della centrale unica di acquisti (per salvaguardare l’equilibrio e la stabilità raggiunta dal sistema), finalizzato ad abbattere le liste di attesa e favorire una mobilità sanitaria di eccellenza verso la Basilicata.

6) Attivazione di almeno 3 Contratti di Sviluppo a valenza regionale per un distretto della carta nell'aviglianese, per il potenziamento attrattivo dei programmi dell’Aqp sul Polo del salotto specificatamente rivolto ad imprese operanti nel design e nei nuovi materiali nel materano, per la costituzione di un indotto locale di primo livello intorno alle acque minerali.

7)Rispetto dei tempi e trasparente progettazione degli interventi di bonifica in Val Basento e Tito. Entro il 7 marzo occorre che la Regione completi tutte le istruttorie necessarie e relative convenzioni per permettere entro la fine del mese stesso di procedere alle gare di appalto aperte alle migliori imprese nazionali ed internazionali, in quanto il disinquinamento non è materia per “gli amici degli amici”, ma un tema di reale tutela della salute oggi, di sviluppo domani.

8) Legge regionale contro il lavoro nero: siamo ormai l’unica regione che non ha una specifica normativa di contrasto, con indici di congruità, liste di prenotazione in agricoltura, misure disincentivanti, ad un fenomeno che coinvolge migliaia di persone.

9)Legge regionale per il diritto allo studio, con il raddoppio dell’attuale platea dei beneficiari e creazione di un circuito di sostegno alla vita studentesca a Potenza e Matera. Apertura del tavolo di confronto sul piano di ridimensionamento scolastico, per invertire un processo di impoverimento didattico attraverso un nuovo protagonismo delle scuole dell’autonomia.

10) Partenza immediata dei cantieri forestali, rilancio e integrazione organica della “vie blu” dentro un’idea di forestazione, tante volte annunciata, volta a mettere a valore economico la tutela del territorio e la risorsa verde, con assunzione su progetti mirati di 200-300 giovani (il turn over del 2014).

Su questi punti, che rispondono ad una serie di emergenze non più rinviabili, si può costruire uno stare insieme diverso, oltre la pratica umiliante della raccomandazione, del patronage individuale, dell’egoismo per cui “salvo io, chi se ne importa degli altri” e si potrà valutare, negli atti concreti della Regione, la volontà o meno di trasformazione. Come Cgil non ci sottrarremo con spirito costruttivo ad un confronto purchè serio, ma siamo pronti – se non arriveranno risposte tangibili – a provare ad imporre la nostra agenda con la mobilitazione. Facendo appello alle tante forze sociali, dell’impresa, della politica che dovranno scegliere da che parte stare.

 

Alessandro Genovesi – Segretario Generale Cgil Basilicata

Angelo Summa – Segretario Generale Cgil Potenza

Manuela Taratufolo – Segretario Generale Cgil Matera

 

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Un intervento del Sindaco di Anzi sul documento Cgil