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Con una disposizione del 23 dicembre scorso, il Vice Questore Vicario di Potenza, ha trasferito alla Squadra Mobile,con decorrenza 1.1.2014, un collega aggregato da alcuni mesi per emergenti esigenze investigative.

Noi criticammo già allora con un sms agli iscritti, una scelta che non teneva in considerazione quei colleghi che da molto più tempo avevano prodotto domanda di trasferimento per la Squadra Mobile, come secondo noi avrebbe potuto fare il Questore applicando criteri semplici e limpidi, nell’esercizio delle sue prerogative, in merito ai trasferimenti interni del personale.

Tutti conoscono la recente ed incresciosa vicenda che ha interessato il trasferimento alla Squadra Mobile di un collega appena giunto in sede, che ha provocato reazioni di dissenso così virulente da indurre il Questore ad annullare il trasferimento, mettendo in imbarazzo sia il collega sia la stessa Amministrazione.

Evidentemente non è bastato ad una classe dirigente permeabile forse più alle lusinghe che ai valori di equità, trasparenza e pari opportunità, cui dovrebbero guardare cariche dello Stato retribuite con le tasse dei cittadini non per governare feudi ma per garantire la buona amministrazione della cosa pubblica con lungimiranza e pacatezza.

Tuttavia chiediamo al Questore di rivedere la decisione del suo Vicario che, tra l’altro, non si capisce perché firma un movimento interno in assenza del Questore che sarebbe rientrato soltanto sei giorni dopo,in modo del tutto irrituale, che potrebbe innescare comprensibili polemiche tra il personale anche per il fatto che il collega trasferito è un rappresentante del Silp per la Cgil.

Anche per questa ragione, nel voler rivendicare la nostra coerenza, chiediamo al Questore perché ha delegato questa sua prerogativa al Vicario? Non possiamo certo pensare che non ne sapesse nulla, altrimenti la vicenda assumerebbe contorni davvero sconcertanti.

 

 

Ormai è chiaro a tutti che decisioni assunte senza trasparenza, sia pure legittime, creano sconcerto, disaffezione e amarezza tra quei colleghi che con rispetto e pazienza attendono che maturi il loro tempo affinché gli siano date delle opportunità per le loro aspirazioni.

Un’attesa ancora più faticosa per quei colleghi dell’U.P.G., fuori dal “cerchio magico”, che già subiscono non poche parzialità da una dirigenza partigiana che spesso ha formulato disposizioni fantasiose che hanno creato e creano frizioni sia tra i colleghi sia tra il Silp e il Questore che si ritrova, forse suo malgrado, a dover difendere l’aria fritta.

Costoro, purtroppo, si sono visti ancora una volta scavalcati e vittime di furbizie e preconcetti, spesso alimentati ad arte dai professionisti del metodo “Boffo”, che trovano ascolto tra una classe dirigente forse troppo credulona o interessata a poter giustificare evidenti favoritismi.

Ci sorprende per quanto risulti difficile all’Amministrazione, in sede locale, avere un minimo di buon senso in scelte che vanno ad incidere sulla vita lavorativa e privata dei poliziotti che, con questi metodi, sono feriti nella loro professionalità e nelle loro aspirazioni, condannati da un bigottismo retrogrado interpretato da una dirigenza ostinata nel difendere visioni d’altri tempi spesso contraddittorie e autoritarie.