Wto

Oggi, 5 dicembre, una delegazione della società civile italiana e del sindacato internazionale ha incontrato la delegazione del governo italiano alla Ministeriale WTO di Bali, guidata dal Vice Ministro Carlo Calenda.

CGIL e Fairwatch – dell’osservatorio italiano TRADE GAME - nell’introdurre l’incontro, hanno riproposto le preoccupazioni del sindacato e della società civile per il rischio di una conclusione non equilibrata sul cosiddetto “pacchetto di Bali”, che, nelle intenzioni iniziali del DG Azevedo, avrebbe dovuto rimettere sulla strada il complessivo Round di Doha sullo sviluppo, rispondendo ad alcune esigenze dei paesi meno sviluppati.

Esther Busser, a nome della Confederazione Internazionale dei Sindacati (ITUC-CSI), ha in particolare sottolineato la preoccupazione che il capitolo vincolante sulla facilitazione del commercio imponga ai paesi in via di sviluppo regole e procedure che ne limitino lo spazio di decisione politica e costituiscano un eccessivo peso economico, distogliendo risorse pubbliche da altre e più pressanti necessità di sviluppo. Facilitando, allo stesso tempo, l’esportazione da parte dei paesi maggiormente sviluppati, senza alcuna garanzia di un almeno pari flusso dai paesi meno sviluppati. Sull’agricoltura – che è al momento il punto maggiormente controverso del confronto – la ITUC sostiene la proposta del G33 a favore di misure che garantiscano la sicurezza alimentare, come l’acquisto e stoccaggio pubblico di derrate alimentari, senza incorrere in possibili dispute nel meccanismo di controversie del WTO. La “clausola di pacificazione” temporanea deve essere estesa fino al raggiungimento di un accordo permanente, e non limitata a pochi anni come voluto dagli Usa e, con maggiore flessibilità, dall’Unione Europea.

Come ha sostenuto nel suo discorso all’assemblea plenaria, il Vice Ministro Calenda ha invece confermato che il governo italiano considera equilibrati i testi usciti senza unanime consenso dai negoziati di Ginevra. In particolare, Calenda ritiene che le facilitazioni al commercio non siano penalizzanti per i paesi meno sviluppati e in via di sviluppo, di fronte alla dichiarazione (non vincolante, però) dell’Unione Europea di fornire “aiuti al commercio” per il necessario adeguamento delle strutture doganali di questi paesi. Sull’agricoltura, al di là della dichiarazione di principio del rispetto della sicurezza alimentare, Calenda ha sottolineato i rischi di distorsione del mercato della proposta del G33, enfatizzando la contrarietà del Pakistan sulla proposta, il cui principale sostenitore a Bali è il governo indiano. Calenda ha insistito sulla necessità di convincere gli altri paesi, e l’India in particolare, ad accettare il “pacchetto” proposto, per ridare spazio al multilateralismo, altrimenti soppiantato dagli accordi bilaterali e multilaterali.

La delegazione sindacale e della società civile ha ricordato al Vice Ministro che Europa e Usa, in particolare, stanno già spingendo sulla bilateralità e che il moltiplicarsi degli accordi di libero scambio è, di fatto, giocato come “ricatto” versi gli altri paesi membri per imporre a livello multilaterale accordi altrimenti non accettabili. Sindacati e società civile sono a favore del multilateralismo, ma questo potrà realmente sopravvivere solo se la dimensione dello sviluppo sostenibile del Doha Round sarà effettivamente condivisa e realizzata. A Bali – se non vengono accettate le proposte dei paesi meno sviluppati e del G33 su facilitazioni al commercio e sicurezza alimentare – è possibile approvare il pacchetto a sostegno dei paesi meno sviluppati, per poi proseguire il confronto sui punti che rimangono aperti. I paesi sviluppati, e gli Usa in particolare, devono finalmente cancellare i loro sussidi all’esportazione agricola, incluso il cotone, e riconoscere la pratica del trattamento speciale e differenziato per i paesi in via di sviluppo.

Rosa Pavanelli, segretario generale di PSI, il sindacato mondiale dei servizi pubblici, ha confermato la posizione dei sindacati e della società civile contraria agli accordi plurilaterali sui servizi (TiSA), che non sono parte del negoziato a Bali, ma che molti governi stanno portando avanti. Servizi pubblici essenziali, che costituiscono fondamentali diritti delle persone, non possono essere liberalizzati e posti sotto le regole commerciali, così come i temi legati alla migrazione dei lavoratori non possono essere oggetto di negoziati commerciali, ma hanno la loro sede di regolazione multilaterale, in un’ottica di diritti umani e sociali, nell’ambito tripartito dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO).

Anche in questo caso si è registrata una diversa posizione da parte del governo italiano. Il Vice Ministro Calenda ha enfatizzato l’importanza di accordi commerciali sui servizi, anche se ha detto di non vedere nel TiSA e nel TTIP (il negoziato per un patto commerciale transatlantico tra Usa e Ue) pericoli per il sistema sanitario ed educativo universalistico italiano.

A proposito di TTIP, CGIL e FairWatch hanno reiterato la richiesta di un tavolo di confronto aperto a tutte le componenti della società civile, ottenendo l’impegno del Vice Ministro in tal senso.