boreano martina leo (29)

“Ci sono luoghi, purtroppo, in cui lo Stato è assente, e la dignità umana resta solo un concetto astratto” è quanto affermano Vincenzo Esposito Segretario Generale Flai Cgil Potenza e Angelo Summa Segretario Generale Cgil Potenza, a margine della visita fatta con una delegazione di dirigenti della Flai Potenza nelle campagne del Vulture Melfese. “Come ogni anno è emergenza, e nonostante i proclami del Governo nazionale, che parla di dovere di accoglienza e di diritto al rispetto dei diritti fondamentali dell’uomo, ci troviamo di fronte ad una situazione in cui persone che vengono da Burkina Faso, Mali, Uganda, Congo, Romania, Bulgaria vivono in condizioni disumane, in casolari abbandonati, senza servizi igienici e senza acqua potabile né corrente. In Basilicata, nell'area del Vulture Melfese al momento sono oltre 200 (e saranno più di 2.000 in piena stagione) e fino alla fine di agosto faranno ogni giorno anche 5 ore di macchina per recarsi nella vicina Puglia, trasportati dai caporali che sequestrano loro i documenti, per tenerli costantemente sotto ricatto. Poi continuano il loro lavoro in condizioni di schiavitù direttamente sui campi lucani, senza alcuna tutela, per partecipare alla raccolta dell’oro rosso che tra Basilicata e Puglia rappresenta circa il 50% delle 5,5 milioni di tonnellate di prodotto raccolto a livello nazionale”.

“Come Flai Cgil Potenza e Camera del Lavoro di Potenza chiediamo alle istituzioni Nazionali e Regionali di occuparsi di una situazione che non può più essere affrontata con gruppi di volontari organizzati dal sindacato o dalle associazioni umanitarie. C’è bisogno di ripristinare i necessari presidi di democrazia per far ritornare lo Stato anche nelle campagne, tra i più deboli e metterli al riparo dai soprusi e dallo sfruttamneto dei caporali senza scrupoli. Non basta inserire nel codice penale il reato "di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro", bisogna presidiare il territorio, vigilare affinché i lavoratori siano tutelati, al di là del colore della pelle, della religione, della lingua che parlano, perché il rispetto della dignità umana non può più aspettare”.