Allarme dati Ocse: cresce spopolamento, popolazione sempre più anziana

Summa (Spi Cgil Basilicata): "Fondamentale investire in sanità, welfare ed invecchiamento attivo, specie nel Mezzogiorno. Ma andiamo in direzione opposta"

 

"Gli ultimi dati Ocse sul drammatico calo della popolazione in Italia con una perdita del 5,4% entro il 2080 e punte più rilevanti nel Mezzogiorno, dove nel 2080 la popolazione potrebbe ridursi di 7,9 milioni di abitanti, 3,4 milioni dei quali già entro il 2050, impone una seria riflessione in Basilicata, tra le regioni del Sud più colpite dallo spopolamento. In una regione sempre più anziana bisognerà investire in sanità, welfare ed invecchiamento attivo. Investire in sanità e welfare è l’opzione fondamentale per costruire una società inclusiva in cui il benessere delle persone, oltre ad essere un diritto costituzionale, è l’unica via per un nuovo modello di sviluppo e in particolare per il Mezzogiorno e le aree interne". Lo afferma il segretario generale dello Spi Cgil Basilicata, Angelo Summa.

"Nello scenario delineato dall'Ocse su base Istat - prosegue Summa -
nel 2040 non solo gli ultrasessantacinquenni supereranno il 35%, diventando un terzo della popolazione (attualmente sono circa il 24%), ma ci sarà un grandissimo impatto sull'occupazione. Nel 2040 per ogni persona sopra i 65 anni ci saranno solo due persone in età lavorativa: quello che chiamiamo indice di dipendenza salirà dal 38% al 60%, sempre nella previsione del 2040. Già oggi ci stiamo misurando col paradosso di avere un calo di offerta lavorativa in alcuni settori, come denunciano le stesse imprese. Uno dei passi per bilanciare gli effetti dell’invecchiamento è aumentare i tassi di occupazione. In Italia sono particolarmente bassi, soprattutto per i giovani e per i Neet, coloro che non studiano né lavorano, e che nel 2024 l’Istat ha rilevato essere 1,34 milioni con un’incidenza nel Mezzogiorno più che doppia rispetto al Nord".

Un altro tema che riguarda direttamente i pensionati è l’allungamento della permanenza a lavoro. "Per lo Spi - aggiunge Summa - il diritto ad andare in pensione deve restare intatto. La soglia attuale dei 67 anni è sufficiente, nessuno deve essere costretto dalla legge. Senza contare che, come sosteniamo da sempre, si può continuare a dare il proprio contributo in altre forme: attività di volontariato, partecipazione politica, partecipazione al welfare, come già in parte avviene. Ma per fare sì che ciò avvenga e quindi i pensionati vengano accompagnati in un invecchiamento attivo servono nuove politiche di welfare e investimenti nella sanità. Sempre più anziani rinunciano infatti alle cure perché non hanno un reddito sufficiente, specie in Basilicata dove c'è un tasso di migrazione sanitaria esorbitante.

Le risposte a tali scenari vanno date ore - conclude Summa - Occorre più reddito, maggiore potere d’acquisto delle pensioni. La sanità deve essere universale, pubblica e garantita. L’altra chiave è l’invecchiamento attivo: bisogna essere in grado di incentivare tutto ciò che favorisce la partecipazione degli anziani e delle anziane alla vita sociale e politica. Infine va affrontato il tema della non autosufficienza. Le famiglie sono lasciate in completa solitudine, le misure di welfare coprono solo una parte delle spese. Si impone allora il tema dell’economia di cura e dell’investimento in queste professioni: le famiglie saranno più piccole, ci saranno meno parenti, quindi occorre prevedere risorse adeguate sulle occupazioni più sociali, rendendo la cura un settore economico più forte. Tutto ciò risulterà complicato se non impossibile a fronte di un’economia che sposta risorse sul riarmo e sulla difesa. Si invecchia bene solo con le politiche giuste. Le risposte sono reddito, potere d’acquisto delle pensioni, sanità universale. Ma andiamo in direzione opposta”.

 

Potenza, 29 luglio 2025