Giornate del Lavoro Cgil Basilicata – Un mondo Nuovo
XI Edizione
Automotive e transizione ecologica, Landini in piazza a Potenza

Mega (Cgil Basilicata): “Investimento straordinario per salvaguardare l’occupazione”

Esposito (Cgil Potenza): “Al ministro Urso chiediamo risposte, il sindacato sieda al tavolo nella trattativa con Stellantis. Lo stesso chiediamo alla Regione Basilicata”

De Palma (Fiom Cgil): “Se non si aprirà la trattativa con Governo, Stellantis e sindacati, saremo noi ad andare a Roma dalla presidente del Consiglio,
a manifestare per aprire il negoziato”

“Per la transizione ecologica ci vuole un investimento straordinario di cui si faccia carico anche il governo nazionale, salvaguardando l’occupazione. Di fronte a una riduzione dei volumi nell’automotive e con l’asset produttivo concentrato nel centro sud, il rischio è che non tutti gli stabilimenti Stellantis e dell’indotto, a partire da Melfi, possano reggere la crisi. Serve un impegno concreto di governo e Regione Basilicata affinché ciò non accada”. Così il segretario generale della Cgil Basilicata, Fernando Mega, intervenendo oggi a Potenza al secondo appuntamento delle Giornate del Lavoro della Cgil Basilicata, sul tema automotive e transizione energetica, alla presenza del segretario generale della Cgil, Maurizio Landini e del ministro delle Imprese e del Made in Italy, Aldolfo Urso, in collegamento video. Al dibattito sono intervenuti anche Michele De Palma, segretario generale Fiom Cgil; Marco Falcinelli, segretario generale Filctem Cgil e Francesco Zirpoli, direttore scientifico del CAMI (Centre for Automotive and Mobility Innovation).

“Fino a trent’anni fa – ha evidenziato Mega - l’Italia era il terzo produttore europeo di auto, oggi siamo scivolati al settimo posto. Il nostro Paese nel 2021 ha prodotto meno di 500mila auto, contro un mercato internazionale che ne produce 2 milioni e 600mila tonnellate, nessuna delle quali elettrica. La stessa capacità produttiva degli impianti dello stabilimento Fca di Melfi nel 2014 era di circa 1500 vetture al giorno, con un livello occupazionale di circa 11mila lavoratrici e lavoratori tra diretti e indotto. Oggi si è scesi a una capacità produttiva giornaliera di 1200 vetture e con un livello occupazionale di circa 6.000 lavoratrici e lavoratori. Allo stabilimento di Melfi, tra i più grandi in Europa, siamo a quota 2000 tra trasferte forzate e incentivi all’esodo. Molti sono giovani che potrebbero non tornare più in Basilicata, contribuendo così a quel declino demografico che accompagna quello industriale.

 

Il paradosso – ha proseguito - è che ciò avviene in uno dei momenti più delicati per la storia dello stabilimento, in cui la produzione dell’elettrico esige formazione per la manodopera con una diversa esperienza e allo stesso tempo nuova forza lavoro, più giovane. E intanto si va avanti ancora con gli ammortizzatori sociali, con gli incentivi all’esodo, le trasferte forzate. Si continua anche a seguito degli accordi firmati a luglio a Melfi e che la Fiom Cgil Basilicata giustamente non ha sottoscritto, perché nulla hanno a che fare con la tutela dei diritti dei lavoratori, concedendo ulteriori flessibilità a Stellantis come è avvenuto in passato, peggiorando le condizioni di lavoro. L'accordo del 12 luglio a Melfi concede ulteriori licenziamenti con incentivi all'esodo e ulteriori trasferte senza alcun impegno sull'occupazione. È chiaro che di conseguenza anche la situazione dell'indotto è a rischio: la riduzione dei volumi produttivi ha un impatto sull'occupazione dell'indotto Stellantis, le lavorazioni della logistica stanno saltando, le aziende annunciano esuberi. Tutto ciò avviene nel silenzio delle istituzioni”.

Per Mega “lo Stato italiano e la Regione Basilicata sembrano continuare a essere osservatori esterni di una desertificazione industriale e, nel caso lucano, territoriale. Siamo alla grottesca situazione attuale per cui il principale azionista di Stellantis è un governo straniero e in Basilicata viene istituita per la seconda volta nella sua storia – la prima fu in Valbasento – l’area di crisi industriale complessa. Un intervento chiesto anche dai sindacati in quanto propedeutico nel garantire alle imprese di continuare a usufruire degli ammortizzatori sociali, purtroppo indispensabili, e a mantenere l’occupazione in questa fase di transizione. Ma ciò che viene presentata come una vittoria è in verità una sconfitta. Una grande e pericolosa sconfitta. L’unica certezza che abbiamo è che dal 2024 Stellantis in Basilicata produrrà quattro veicoli elettrici, più un quinto modello annunciato di recente, senza mai esserci stato un confronto diretto tra Stellantis e Regione Basilicata, mentre l’investimento nel Gigafactory è stato dirottato altrove. Ma quali saranno i volumi produttivi di Melfi? È questa la domanda a cui dare una risposta per conoscere gli impatti reali che le nuove strategie di efficientamento di Stellantis avranno in termini occupazionali ma anche economici e sociali sul territorio”.

Ha aggiunto il segretario generale della Fiom Cgil, Michele De Palma, che prima del dibattito ha incontrato i delegati del sindacato dei metalmeccanici della Cgil dello stabilimento di Melfi e dell’indotto: “Nello stabilimento Stellantis di Melfi le lavoratrici e i lavoratori giovedì scorso hanno scioperato per rivendicare dignità e diritti e migliori condizioni di lavoro, denunciando ritmi di lavoro aumentati e al tempo stesso meno addetti sulle linee di montaggio. La Fiom ha sostenuto e continuerà a sostenere le lavoratrici e i lavoratori fino a quando non si aprirà una trattativa a Melfi come in tutti gli altri stabilimenti in Italia. Lo abbiamo detto a Poissy, e con coerenza continueremo a chiederlo in tutte le iniziative, è necessario aprire un confronto con il management italiano di Stellantis, oggi sordo alle richieste di dialogo. Chiediamo ai ministeri competenti, Mimit e ministero del Lavoro, un confronto per ottenere missioni produttive su tutti gli stabilimenti, che garantiscano la piena occupazione e la produzione di 1 milione di auto e 300 mila veicoli commerciali leggeri. Questo processo di transizione non può essere scaricato sui lavoratori, pertanto gli investimenti di risorse pubbliche dovranno essere condizionati all’occupazione sia nella ricerca e sviluppo che nella produzione.

 

Gli ammortizzatori sociali e i percorsi formativi devono essere usati per garantire occupazione ed equità. È in corso un uso distorto degli ammortizzatori sociali e delle trasferte che penalizza ingiustamente una parte delle lavoratrici e dei lavoratori su cui è necessario un intervento delle Istituzioni competenti. Se non si aprirà la trattativa con Governo, Stellantis e sindacati, saremo noi ad andare a Roma dalla presidente del Consiglio, a manifestare per aprire il negoziato”.

A lanciare l’allarme sulle ricadute sociali nel territorio lucano della situazione di crisi allo stabilimento Stellantis di Melfi è il segretario generale della Cgil di Potenza, Vincenzo Esposito: “Le ripercussioni della continua crisi di Stellantis e dell’automotive nel tessuto sociale della Basilicata e del potentino, già afflitto dallo spopolamento e dalla denatalità, sarebbero devastanti. L’intervento di istituzioni e soggetti politici è improrogabile. Da tempo chiediamo un incontro alla Regione Basilicata, senza successo. Le trattative in corso tra governo e Stellantis non possono avvenire a porte chiuse. Chiederemo al ministro Urso risposte precise e che il sindacato sieda al tavolo. Lo stesso chiediamo al presidente Bardi”.

In una regione come la Basilicata la transizione energetica non può poi prescindere da un processo di decarbonizzazione: “La Basilicata – ha detto Mega in proposito - potrebbe essere una regione virtuosa nella transizione ecologica. Il modello estrattivo deve essere superato e messo al servizio di una transizione ecologica che non solo è obbligatoria ma è già tracciata e che nulla ha a che vedere con i bonus temporanei come quello del gas, fuori da un’idea strutturale di investimento. È il momento di dare gambe ai progetti no oil che Eni e Total si sono impegnati ad attuare in Basilicata. È il momento di attivare una strategia che ci consenta di effettuare questa transizione preservando l’occupazione, nel rispetto dei protocolli di sito sottoscritti con le compagnie petrolifere e fortemente voluti dal sindacato. È in questa logica che va letta la nostra proposta di un Fondo per la transizione energetica, che sostenga e accompagni le imprese in questa trasformazione epocale, che richiede nuove e specifiche competenze, salvaguardando la tenuta occupazionale a integrazione degli ammortizzatori sociali”

Come ogni anno la piazza di Potenza è stata aperta e partecipata, con la presenza di numerose associazioni. La serata si è conclusa con il concerto dei 99 Posse.

Potenza, 9 settembre 2023