Summa: “La Total rispetti i lucani e il suo territorio ma spetta alle istituzioni assicurare legalità, ambiente, sicurezza e diritti”

 

“Dopo l’intervento della magistratura al Centro Oli di Viggiano è inaccettabile quanto sta accadendo a Tempa Rossa. L’ennesima dimostrazione di una regione lasciata allo sbando, esposta a tutti i rischi a causa della totale assenza delle istituzioni.  La fragilità del territorio è una delle questioni più preoccupanti per la nostra regione, perché il controllo degli organi preposti è fondamentale sia in termini di rispetto delle norme contrattuali che dei diritti dei lavoratori. E’ inaccettabile che una multinazionale come la Total che ha un’attività imprenditoriale importante come Tempa Rossa, dove si dovranno estrarre 50.000 barili al giorno, non garantisca questi diritti e continui a operare violando ogni regola basilare e in assenza di controlli. La Total rispetti i lucani e il suo territorio ma spetta alle istituzioni assicurare legalità, ambiente, sicurezza e diritti. Chiediamo un incontro urgente con il governatore Pittella per stabilire regole certe e istituire, come per Eni, un contratto di sito che garantisca stabilità occupazionale, tutela dei diritti e professionalità affinché anche in cambio d’appalto non si verifichi, come sta succedendo, un peggioramento delle condizioni di lavoro e un cambio della manodopera”.

E’ quanto dichiara Angelo Summa, segretario generale Cgil Basilicata rispetto alle denunce degli ultimi tempi dei lavoratori di Tempa Rossa e della Cgil di Potenza sulle condizioni di lavoro degli operai che da oggi bloccano le attività ad oltranza.

“Dalle assemblee svolte con i lavoratori e dalle verifiche effettuate dai nostri delegati sul luogo di lavoro – dice Vincenzo Esposito, della segreteria Cgil di Potenza - è emerso che sono almeno 200 i lavoratori lucani assunti dalla società appaltatrice tramite agenzia interinale a cui non è stato rinnovato il contratto e che sono stati sostituiti da lavoratori stranieri, prevalentemente polacchi  Ovviamente non vogliamo scatenare una guerra fra poveri ma ha senso che gli operai vadano a casa per farne arrivare altri dall'estero con le stesse mansioni? Su 1.300 addetti, meno della metà viene dalla zona o dalle regioni limitrofe. E qui non si tratta di nuova occupazione ma di sostituzioni. Evidentemente con salari inferiori, altrimenti non si capirebbe il motivo. La situazione igienico-sanitaria è discutibile – continua  - per oltre mille operai sono disponibili solo bagni chimici, peraltro puliti soltanto alcuni giorni della settimana. Non c'è acqua potabile corrente e il personale, che viene accompagnato all'interno di container per mangiare, deve farlo su più turni perché non c'è spazio per tutti».

Ecco perché oggi i lavoratori hanno bloccato le attività. Questa situazione va avanti da almeno un mese. La Cgil di Potenza ha già segnalato la questione agli organi di competenza, Asp e Ispettorato del lavoro ed è già stata inviata alla Regione Basilicata la richiesta di una convocazione urgente con le aziende che hanno vinto l’appalto per verificare tutte le questioni che attengono i diritti dei lavoratori, dal ripristino delle condizioni igieniche necessarie alla sicurezza sul luogo di lavoro al rispetto dei contratti.