ACCOGLIENZA IMMIGRATI: ENTI LOCALI E TERZO SETTORE PRIVILEGIANO SOLUZIONI STRAORDINARIE

di Donato Di Sanzo*

La condizione generale dell’accoglienza, che va oltre la cronaca di questi giorni e che pure denuncia le gravi condizioni degli stranieri impegnati nella raccolta stagionale a Boreano, ci impone una messa a fuoco aggiornata sui modelli di accoglienza in Basilicata, dove si continuano a privilegiare soluzioni straordinarie con tutte le conseguenze che ne derivano.

In L’oro nero che non si estrae (Ediesse, 2015) scrivevamo che «la volontà encomiabile di realizzare un’accoglienza dignitosa per migliaia di persone» avrebbe imposto che i “due binari” dell’accoglienza, ovvero il modello ordinario (S.P.R.A.R) e il modello straordinario (bandi della Prefettura), convergessero «sulla strada dell’estensione, quantomeno sostanziale, degli standard dello S.P.R.A.R. a tutti gli accolti». In caso contrario ci sarebbe stata continua incertezza sull’efficacia degli interventi messi in campo per accogliere e includere, così come sul ritorno in termini economici, demografici, culturali e occupazionali che la presenza di immigrati genera sul territorio lucano.

A distanza di un anno i numeri del bando S.P.R.A.R. 2016-2017, concepito per finanziare la predisposizione di 10.000 nuovi posti di accoglienza per richiedenti asilo e rifugiati in comuni non precedentemente ricompresi nella rete del Ministero dell'Interno, riferiscono che alla ripartizione della integrazione del Fondo nazionale per le Politiche e i Servizi dell’Asilo (FNPSA) ha partecipato un numero non soddisfacente di enti locali, in grado di coprire poco più della metà (circa 5.000) dei posti finanziati.

Il territorio lucano è stato interessato, nel 2016, sia dalla possibilità di attivare progetti territoriali all’interno della rete S.P.R.A.R. - a valere sul bando 2016-2017 - sia da un bando prefettizio, emesso dalla Prefettura di Potenza con scadenza 27 gennaio 2016, per la predisposizione di 904 posti di accoglienza nei 100 comuni potentini. Bando atteso come l’ultimo atto di un percorso teso all’estensione degli standard S.P.R.A.R. anche alle accoglienze prefettizie.

In realtà i riferimenti a una estensione sistematica degli standard gestionali S.P.R.A.R. ai posti di accoglienza prefettizi erano risultati inesistenti o non chiari. In particolare, le uniche modifiche al sistema dei C.A.S. (Centri di accoglienza straordinari) lucani erano previste nell’imposizione di soglie di accoglienza commisurate alla dimensione dei comuni e nel “premio” attribuito a quelle proposte orientate a favorire metà delle soluzioni di accoglienza in appartamenti, invece che in grandi strutture. A dispetto delle previsioni, il bando della Prefettura di Potenza non prevedeva il coinvolgimento degli enti locali nella predisposizione dei posti di accoglienza, non immaginava soluzioni di gestione orientate all’autonomia dei beneficiari, non definiva regole per una rendicontazione analitica delle spese sostenute e immaginava la possibilità di derogare alle soglie di accoglienza «qualora non si aggiudicassero tutti i 904 posti previsti da bando».

Alla scadenza del 27 gennaio, il bando della Prefettura ha registrato la candidatura di proposte in 30 Comuni della provincia, per un totale di posti messi a disposizione che supera i 904 finanziati. Fra i 30 Comuni interessati dalla predisposizione dei posti di accoglienza ve ne sono due - Potenza e Rionero in Vulture - in cui i posti messi a disposizione dai soggetti del privato sociale candidati eccedono ampiamente le soglie individuate dal bando: nel comune capoluogo sono stati candidati a finanziamento 365 posti di fronte a un limite di 100, mentre nel comune del Vulture sono stati candidati 90 posti a fronte di una soglia di 30 accoglienze massime. Bisognerà capire come la Prefettura risolverà il disagio di grandi concentrazioni di richiedenti asilo e rifugiati.

Inoltre è utile rilevare come soltanto 3 comuni su 131 abbiano deciso di candidare un progetto a valere sul bando S.P.R.A.R. 2016-2017 per un totale di circa 60 posti, ed è altrettanto significativo come anche soggetti del Terzo settore (associazioni, cooperative sociali, fondazioni) “storicamente” impegnati nella gestione di progetti S.P.R.A.R. abbiano deciso di candidarsi alla ripartizione dei posti di accoglienza prefettizi anziché impegnarsi sul sistema ordinario. Tale dato rappresenta una significativa mutazione nell’organizzazione dell’accoglienza in territorio lucano. Su un totale di circa 1.800 posti a disposizione, soltanto 450 sono ricompresi all’interno della rete S.P.R.A.R.; i rimanenti (circa 1.350) continueranno a essere organizzati e finanziati in regime straordinario, con la permanenza di ciò che definimmo “doppio binario” per l’accoglienza in Basilicata.

Ci sembra che, allo stato attuale e a dispetto del fatto che la Regione Basilicata considerasse per acquisita la creazione di un sistema unico di accoglienza, la distanza tra i “due binari” non faccia altro che ampliarsi, per responsabilità del pubblico e, molto più sorprendentemente, anche del privato sociale.

*Ricercatore IRES-CGIL Basilicata