“La promozione del lavoro e della dignità della persona, al giorno d’oggi, impone una visione organica delle cose ed un approccio più moderno da parte del sindacato. Se si sposta il problema dal tutto alla parte allora si passa in un istante dal problema della precarietà al totale abuso e sfruttamento. Il tema da aggredire con coerenza politico-sindacale ed anche con la giusta decisione lessicale è quello della precarietà, sotto tutte le sue forme. Il problema dello smisurato utilizzo dei voucher, più volte evidenziato dalla CGIL della Basilicata e dal centro studi IRES, va affrontato con la forza e la determinazione che una piaga di questa specie impone, smettendo ogni tanto gli abiti di commentatori di flussi di dati nazionali e impiegando ogni energia utile e propositiva a contrastarli” è quanto fa sapere Angelo Summa in una nota inviata alla stampa.

“Intanto cominciando con una riduzione del tetto massimo più volte aggiustato, sin dalla legge 10/2011, la 99/2013 ed infine con il d.Lgs 81/2015, meglio noto come Jobs Act, che innalza a settemila euro la soglia di utilizzo dei buoni lavoro, incidendo profondamente sulla proiezione futura non soltanto del rapporto di lavoro, ma anche e soprattutto sulla biografia lavorativa della persona e della sua dimensione pensionistica.
Se andiamo, inoltre, un po’ più a fondo nelle questioni locali, ci accorgiamo di alcune anomalie neanche troppo celate. In particolare, da un lato il calo occupazionale registrato nel settore turistico alberghiero tra il 2015 ed il 2014, calo pari a -8,8% (e complessivamente un -3,1% per lo stesso settore in Basilicata rispetto al Mezzogiorno che fa registrare un +2,7%), dall’altro l’aumento dei voucher per la provincia di Matera, danno la cifra di quanto distanti siamo da un utilizzo episodico ed occasionale dello strumento, oltreché fotografare un dinamismo altalenante e contraddittorio del mercato del lavoro lucano.
Se consideriamo inoltre che nel 2015 la platea dei nuovi occupati ha usufruito per il 60,8% degli esoneri contributivi e che i nuovi rapporti a tempo indeterminato attivati nel 2016 sono diminuiti di circa il 33% rispetto allo stesso periodo del 2015 (questo avviene sia in Basilicata, -32,5%, che nel complesso del Mezzogiorno, -33,9%), ciò pone con forza due ulteriori questioni: la prima è che il lieve ritmo di crescita registrato nel prodotto (regionale e/o nazionale) non pare ancora sufficiente a stimolare una crescita della domanda di lavoro apprezzabile; la seconda è che il costo del lavoro, rapportato alla produttività media del sistema produttivo, presenta ancora delle criticità che vanno aggredite in maniera più strutturale e non occasionale; con politiche e non con sporadiche denunce.
Per questo torniamo a ribadire con forza che la CGIL resta impegnata sul fronte della tutela dei diritti, certo, ma soprattutto sul fronte del rilancio dell’occupazione a partire dalla qualificazione del lavoro, dalla formazione, dal riconoscimento di una dignità di vita e di professionalità ai tanti giovani che si affacciano nel mercato del lavoro. In questa direzione va la lunga marcia che ci porta a raccogliere le firme per la Carta dei Diritti; in questo senso va interpretato un ruolo più moderno del sindacato nel ridurre le tante forme di precarietà che attanagliano in particolar modo le giovani generazioni, attraverso una nostra proposta di legge, una nostra idea, equiparando tutti i tipi di lavoratori e dando il giusto valore alle professionalità e alle competenze. In quest’ottica va visto un rinnovato impegno di lotta, un impegno collettivo verso il lavoro, con una visione del tutto e non di singole parti, con la consapevolezza dei rischi a cui sono soggetti i lavoratori esposti alle crisi, puntando al referendum abrogativo delle parti più mortificanti del Jobs Act, quelle che hanno ridotto il lavoro a schiavitù; abolendo o limitando l’utilizzo del voucher nei casi in cui effettivamente appare adeguato, alzando i controlli sulle comunicazioni di inizio e fine del lavoro da parte delle imprese che ne fanno richiesta, infine vietandolo del tutto in quei settori in cui non appare idoneo.
Infine, ma non ultimo, l’investimento nelle politiche di formazione e qualificazione dell’offerta di lavoro. La progressiva emarginazione dei giovani, anche quelli istruiti, dai processi produttivi determinata dalla “lunga crisi” è confermata dalla dinamica crescente dei giovani Neet in Basilicata. La quota dei Neet, sostanzialmente stabile in Italia intorno al 20% della popolazione di età corrispondente tra il 2004 ed il 2008, è salita al 27,4% nel 2014. La moderata ripresa del 2015 ha determinato una lieve flessione del tasso dei Neet a livello nazionale (26,8%). Tasso in diminuzione anche al Sud ma che resta su livelli preoccupanti, con punte del 38% ed in Basilicata tra il 33 ed il 34%. Chi prende in carico questo immane capitale umano abbandonato a sé stesso?
Lo può fare la politica. Si può fare aprendo una stagione del lavoro in tutte le sue fasi di vita e di formazione individuale, dalla scuola all’università, fino ai luoghi di lavoro. L’impegno sarà questo: dignità nel lavoro con un sindacato moderno e propositivo.”

Potenza, 4 maggio 2016