fornero

“La gatta frettolosa fece i gattini ciechi. Il Presidente Monti e il Ministro Fornero per fare bella figura in Europa commettono un ennesimo pasticcio che pagheranno i lavoratori e le regioni del Mezzogiorno, a partire dalla Basilicata che, come ci ricorda Banca d'Italia,  sta pagando alla crisi il prezzo più alto. Un'altra vicenda come quella degli “esodati”, che alla fine obbligherà tutti a rimetter mano alle norme, spendendo di più di quanto si voleva risparmiare”. Così commenta il voto di fiducia sulla riforma del mercato del lavoro il Segretario Generale della CGIL Basilicata, Alessandro Genovesi.

 

“La riforma non creerà un posto di lavoro in più, perché per creare lavoro servono investimenti su ricerca ed innovazione, servono interventi sulle infrastrutture, sul credito, sulla capacità di crescere nei mercati emergenti. Serve cioè una programmazione dall'alto e dal basso che rimetta la politica industriale al centro dell'agenda politica, tanto a Roma quanto a Potenza (e allora occorre pretendere da Eni buona occupazione e rispetto dell'ambiente e della salute, e allora occorre aprire una vertenza su Fiat-Sata ed indotto per la sua diversificazione e rilancio, e allora occorre reinsediare industrie di qualità nel polo del salotto, creare un vero indotto dell'agroalimentare, rilanciare il distretto turistico culturale di Matera, ecc.)”.

 

“Anzi la riforma renderà ancora più precario il nostro mercato del lavoro aumentando la crisi in atto, perché la crisi di oggi è figlia proprio dei bassi salari, degli scarsi consumi interni, dell'impossibilità per i giovani di programmare un futuro e poter risparmiare. Inoltre con le pesanti riduzioni sugli ammortizzatori sociali, in particolare sull'indennità di mobilità da 48 a 18 mesi, si lasceremo migliaia e migliaia di lavoratori meridionali senza un sostegno al reddito. Se poi a questo sommiamo l'allungamento dell'età per andare in pensione siamo al capolavoro: non si da nulla ai giovani in termini di maggiori certezze e diritti, aumenteranno i contenziosi sui licenziamenti economici e si renderà la vita impossibile a quei cinquantacinquenni/sessantenni che saranno troppo vecchi per trovare un nuovo lavoro e troppo giovani per andare in pensione”.

 

“A questo punto – continua Genovesi - il dubbio è più che legittimo: se alla fine questa riforma facilita solo i licenziamenti individuali, avendo comunque messo mano (e per fortuna non azzerato grazie all'azione della Cgil) all'articolo 18, riduce gli ammortizzatori sociali nel Mezzogiorno, mantiene in piedi una giungla di tipologie contrattuali precarie, perché chiamarla riforma del lavoro e non chiamarla con il suo nome, come l'ha definita lo stesso Presidente di Confindustria, cioè “una boiata” che farà aumentare solo contenziosi e tensioni sociali?

 

“Come Cgil siamo stati in campo e saremo in campo per modificare queste nuove norme, che lo stesso Presidente del Consiglio ha annunciato saranno comunque oggetto di un nuovo intervento legislativo e chiediamo a tutti, a partire dalle istituzioni locali, dalla Regione, dalle tante forze produttive che pure al Sud ci sono e sono impegnate a resistere alla crisi, di fare fronte comune perché siano messe in campo le misure che veramente servono al Paese e al Mezzogiorno: non pochi spiccioli pure mal programmati e spacciati per il grande “decreto per lo sviluppo”, ma una vera e propria scossa all'economia nazionale con azioni mirate e di grande impatto occupazionale, sapendo valorizzare quelle risorse industriali, del terziario avanzato e del territorio che ci sono e che o difendiamo noi o non difenderà nessuno”.

 

Potenza, 27 giugno 2012