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Documento politico XI Congresso CGIL Basilicata

 

L’ XI Congresso  Regionale della CGIL Basilicata approva la relazione del Segretario Generale della CGIL Basilicata Alessandro Genovesi e le conclusioni della Segretario Nazionale CGIL Fabrizio Solari; assume le considerazioni e valutazioni politiche contenute negli interventi delle compagne e dei compagni delegati.

 

I congressi e la qualità dei documenti prodotti dalle CdLT di Potenza e Matera e dalle categorie regionali e territoriali e tutto il percorso congressuale, caratterizzato da una grande e vivace partecipazione, hanno arricchito e meglio definite le proposte della CGIL per il rilancio dell’azione sindacale ed hanno affidato alla nostra organizzazione la priorità di mettere al centro della discussione politica e sociale il lavoro e la creazione di buona occupazione come motore per la ricostruzione del Paese.

 

Oltre 29 mila iscritti sono stati coinvolti nelle 478 assemblee fatte.

Il documento “Il lavoro decide il futuro” ha ottenuto un consenso superiore al 99% e oltre 18 mila iscritti si sono espressi positivamente sul Testo Unico.

Diversi emendamenti aggiuntivi o sostitutivi al documento congressuale giunti dal basso hanno arricchito il nostro dibattito.

 

Il tema di una maggiore capacità contrattuale, di maggiore partecipazione dei lavoratori nei luoghi di lavoro e dei disoccupati e pensionati sul territorio, deve continuare a essere  il tema centrale della iniziativa sindacale per l’intera  CGIL.

 

Il Congresso fa proprio il giudizio positivo del CD della CGIL Nazionale relativo al Testo Unico sulla Rappresentanza del 10 gennaio scorso e considera di grande importanza storica il riconoscimento di regole democratiche  per l’azione negoziale e il protagonismo dei lavoratori, pur nei distinguo su alcuni aspetti che hanno attraversato il dibattito interno dell’organizzazione.

 

La Cgil Basilicata fa proprie le valutazioni sull'attuale fase di crisi globale che non è finita, come recita lo stesso documento del G20 di Mosca. Una crisi che è economica e sociale, ma sempre di più politica e democratica.

 

ll lavoro ha subito un eccesso di competizione con l'allargamento senza regole dei mercati del lavoro nazionali (con la diffusione della precarietà). La moneta ha goduto di un eccesso di libertà e potere, con la libera circolazione di capitali, senza riequilibri produttivi, e ha creato un sistema in cui i capitali inseguono i capitali e non l’economia reale . Alla natura è stato inflitto un eccesso di sfruttamento.

Per uscire stabilmente dalla crisi occorre risocializzare il lavoro, la moneta e la natura.

 

Serve allora una svolta sia per l'Italia che per l’Europa.

 

Una svolta indicata nella Piattaforma della Confederazione Europea dei Sindacati, nelle 11 azioni della Cgil, nel Piano del Lavoro nazionale e nel Piano del Lavoro e della Coesione presentato da Cgil, Cisl e Uil di Basilicata.

 

Occorre rilanciare una politica per sostenere la domanda, poiché, altrimenti, i conti non possono tornare a posto. Sono necessarie politiche anti cicliche che siano necessariamente coerenti con l'idea di un'altra struttura economica.  Per giungere ad un altro modello di sviluppo.

 

Come Cgil abbiamo chiesto da tempo (anche con diverse mobilitazioni e scioperi) una restituzione fiscale per i redditi fissi. Il segnale giunto dal Governo Renzi è positivo e va nella direzione giusta, e la reputiamo anche una nostra vittoria con un primato della scelta politica rispetto a quella “ragionieristica”. Invitiamo il Governo a continuare, in vista del semestre europeo, la comune battaglia con i francesi per modificare il Fiscal Compact e togliere dalla clausola del 3% i grandi investimenti in infrastrutture, ricerca, conoscenza.

 

Ora serve però una politica di sostegno agli investimenti industriali, alle spese in conto capitale e alla ricerca.

 

Anche per questo, in attesa di leggere i provvedimenti, non ci convincono le scelte del Commissario Cottarelli, che potrebbero rappresentare una palese contraddizione rispetto alla volontà dichiarata di riattivare i consumi interni, soprattutto se si agirà con tagli ad opere e servizi finali, se si andrà in direzione di un blocco totale del Turn Over nella Pubblica Amministrazione.

 

Aspettiamo di vedere i testi finali, ma diciamo da subito che se non ci spaventa un confronto sui tagli ai costi intermedi, non ci spaventa una razionalizzazione dei grandi fornitori, saremo contrari ad ogni intervento sulla carne viva delle persone.

 

Perchè non si può dare con una mano e togliere con l'altra.

 

Per questo SERVE UN CAMBIO DI PARADIGMA.

 

Così come riteniamo un errore il decreto sui contratti a termine e soprattutto lo svilimento salariale e formativo del contratto di apprendistato. Si può  aprire un confronto sul contratto unico a tutele crescenti, ma dentro un'azione però di “pulizia” vera contro il precariato, cancellando le 38 tipologie inutili che fanno dell'Italia il paese al mondo, con più tipologie contrattuali subordinate o miste (dati FMI) e valorizzando le 5-6 tipologie che realmente servono, ridando centralità al contratto a tempo indeterminato e alla stabilizzazione dei precari.

 

La creazione di lavoro non avviene attraverso questa o quella tipologia contrattuale, ma se c'è una politica industriale efficiente, una burocrazia che funziona, maggiore innovazione nei prodotti e processi, per competere sulla scala alta della nuova divisione internazionale del lavoro.

 

Serve una nuova domanda che possa creare una nuova offerta.

 

Il Piano del Lavoro è questo: una grande politica per l'innovazione (verso l’economia digitale) e un “new deal” dei beni comuni (in particolar modo politiche per l’infanzia, contro l’emarginazione e per la non autosufficienza, politiche di valorizzazione, di creazione di filiera e di industrializzazione, opere straordinarie di messa in sicurezza, di riqualificazione e di bonifica ambientale del territorio). Inoltre programmi di creazione di lavoro possono essere facilmente utilizzabili per una politica di sostegno a nuovi settori economici, un terziario più avanzato, una nuova manifattura.

 

Anche per questo dobbiamo ampliare le capacità di spesa dei cittadini e la nuove domande di beni sociali. Come Cgil Basilicata indichiamo tra le priorità la necessità di modificare la riforma previdenziale, garantendo reale tutela alle pensioni, il ritorno alla possibilità di uscite flessibili a 62 anni, un tasso di sostituzione dignitoso per i giovani e i lavoratori con carriere previdenziali discontinue.

 

Dentro questa strategia diviene fondamentale riaffermare la centralità del Mezzogiorno.

Perchè se la crisi assume una dimensione ulteriormente polarizzata nel Sud e in Basilicata, si deve inserire nell'agenda del Governo Renzi la specificità Meridionale, che è specificità produttiva, ambientale e culturale.

 

Dove più urgenti sono le scelte da fare in termini di:

 

concentrazione delle risorse e selezione delle priorità, che vuol dire alcuni settori specifici (per noi auto, agroindustria, energia e risparmio energetico, turismo, nuovi materiali, ricerca avanzata su specifici settori come l'agricoltura ed i servizi di geo referenzialità);

 

maggiore e più incisivo intervento pubblico nella creazione diretta ed indiretta di lavoro nel Welfare (per governare anche la transizione demografica che vedrà la Basilicata nel 2025, come la Regione più vecchia di Italia), nelle infrastrutture (per rompere l'isolamento della regione rispetto alle due dorsali adriatica e tirrenica), nella valorizzazione dell'ambiente e di un nuovo manifatturiero;

 

maggiore redistribuzione delle risorse, con leve fiscali nazionali e locali, maggiore lotta all'elusione, evasione, illegalità;

 

lotta agli sprechi, riforma della macchina amministrativa, prosciugamento di ogni “sacca” di clientelismo.

 

In relazione alle specificità della Basilicata, il Congresso della Cgil ribadisce l'urgenza di dare risposte alla 10 Priorità sociali e produttive indicate dal documento sottoscritto dai Segretari Generali della Basilicata, Potenza e Matera, con particolare attenzione a vertenze aperte come quelle relative agli ex LSU delle scuole, all'estensione del Contratto di Sito alla Total, alla vertenza per i lavoratori dell'indotto Eni, al reale rilancio della Val Basento e del distretto del mobile.

 

Il congresso fa proprie inoltre le valutazioni e le proposte contenute nel Documento sulla Vertenza Petrolio dell'ottobre scorso e portate al tavolo al Mise per provare a modificare il “decreto beffa” connesso all'articolo 16 e al C.D. “Memorandum”, evidenziando l'esigenza di destinare ad altro uso le risorse della carta carburante e di svincolare le royalties dal Patto di Stabilità.

 

In relazione a tale vertenza si paga infatti la debolezza politica della Basilicata ai tavoli nazionali, perchè il Governo ha approfittato del vuoto politico che c'era per “colpire alle spalle” la Basilicata.

Una debolezza che sconteremo ancora se non si parlerà tutti con una sola voce, mettendo gli interessi della Basilicata sopra ogni specifica convenienza.  Soprattutto se andrà avanti la riforma del  TITOLO V.

 

Sapendo che una parte non secondaria della popolazione ha visto per troppo tempo, POCHI RITORNI PER I TANTI E TANTI RITORNI SOLO PER I POCHI.

Con in più tutti i dubbi e le paure che, interventi così invasivi, non possono non creare, e con l'esigenza di mettere la tutela della salute e dell'ambiente sempre al primo posto, senza scambi tra diritti fondamentali come quello del lavoro da un lato, della salute dall'altro.

 

Una particolare attenzione va riservata alla tutela e rilancio dell’0intero sistema della conoscenza, come prerequisito fondamentale in grado di coniugare esigenze di sviluppo e innovazione da un lato e dall’altro di crescita democratica e culturale degli individui e della società

 

Anche per questo la Cgil Basilicata ritiene fondamentale un più forte ruolo autonomo dell'Arpab e una nuova normativa regionale su emissioni ed impatti ambientali.

 

Si deve costruire prima ed imporre poi al Presidente Renzi e al Ministro Guidi le ragioni di un vero “grande scambio”, per cui di fronte al senso di responsabilità che sta dimostrando la Basilicata nel contribuire alla Strategia Energetica Nazionale (che è aumento delle estrazioni dai pozzi già autorizzati, non nuovi pozzi), occorre:

 

  1. avere il via libera a mettere tutte insieme le risorse del petrolio (royalties, decreto modificato, card benzina cui risorse sono già disponibili) per 3-4 grandi progetti infrastrutturali, sulla messa in sicurezza del territorio, sulla tutela ambientale, sulla generalizzazione di un reddito minimo di inserimento;


 
  1. obbligare Governo, Eni, Total a portare in Basilicata una “nuova SATA”, 5-6 mila posti di lavoro di qualità, per assicurare un futuro alla Val Basento e ad aree più depresse come il Senisese.


 

Usare cioè le risorse del petrolio, per costruire una Basilicata futura, decarbonizzata, “fuori dal petrolio”, terra di accoglienza e di poche ma reali eccellenze.

 

Il Congresso, in aggiunta alle 10 priorità sopra elencate, ritiene importante, che si agisca la leva fiscale regionale per un prelievo di solidarietà da chi sta meglio e guadagna bene, per finanziare oggi l'emergenza (Copes e non solo), contribuire a strumenti universali di lotta all'esclusione domani.

 

Il tutto accompagnato da una seria e stringente normativa anti elusione, che valorizzi la compartecipazione dei comuni, sul modello della Toscana. Perchè il primo vero atto di giustizia è colpire chi evade il fisco, chi non partecipa al patto di cittadinanza, in una Regione dove la disuguaglianza è cresciuta e dove il 7% dei lucani è diventata addirittura più ricco nella crisi.

Il Congresso ritiene una prima vittoria della Cgil e di tutte le proprie categorie, il DDL approvato giovedì 20 marzo in Giunta contro il lavoro nero, in quanto la lotta all'evasione e la lotta al lavoro sommerso sono facce della stessa medaglia. Non può esserci sviluppo e lavoro senza legalità.

 

In relazione ai rapporti tra sindacato e nuova Giunta si ribadisce l'importanza che la prossima Legge Finanziaria regionale affronti le principali emergenze, ma subito dopo si dovrà aprire un confronto più di prospettiva, sui grandi temi dello sviluppo, della concentrazione delle risorse nazionali, regionali, comunitarie e del petrolio, della riforma della governance, del rilancio dei settori della conoscenza, della valorizzazione di un welfare più inclusivo, partendo dai contenuti del Piano del Lavoro e della Coesione di Cgil, Cisl e Uil e dagli specifici approfondimenti delle categorie.

 

Particolare attenzione, dentro questa cornice, dovrà avere la vertenza Fiat, mettendo al primo posto la salvaguardia di tutti i lavoratori Sata e dell'indotto, che l'attuale piano industriale dell'azienda non garantisce. Al riguardo si pone il tema della modifica della missione del Campus tecnologico di Melfi verso l'innovazione di prodotto, la necessità di avere modelli ulteriori che garantiscano la continuità produttiva della seconda linea, la qualificazione dell'indotto verso nuove produzioni e nuovi produttori, con particolare attenzione al risparmio energetico, nuovi materiali, auto a basso impatto ambientale. Il tutto “accompagnato” da un diverso ricorso agli ammortizzatori sociali che garantisca una più equa distribuzione del lavoro che c'è, privilegiando lo strumento dei contratti di solidarietà.

 

Il Congresso infine ritiene che deve essere impegno di tutta l'organizzazione continuare sulla strada della messa in sicurezza dei conti, considerato il calo delle risorse a disposizione, del maggior impegno sulla formazione sindacale dei quadri e delegati, sul rafforzamento del sistema servizi secondo principi di maggiore integrazione tra loro (Caf, Inca, Ufficio Vertenze, Sportello Rosa, ecc.), sull'avvio di una reale contrattazione sindacale territoriale, pur nelle difficoltà oggettive che vi sono.

 

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Leggi la relazione di Alessandro Genovesi