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"Si possono capire i dubbi, le ansie e le preoccupazioni espresse da diversi sindaci della Val D'Agri in queste ore. Sono le stesse preoccupazioni che hanno spinto, non da oggi, la Cgil a chiedere una strategia complessiva per contrastare la crisi e valorizzare  la risorsa petrolio, non solo per creare il massimo di occupazione possibile nel settore, ma anche e soprattutto per garantire una crescita di qualità dell'indotto e delle imprese locali oggi, una diversificazione produttiva domani. Detto questo si farebbe un errore se non si valorizzassero i passi avanti - per quanto parziali - finora fatti, anche con il contributo della Regione, del suo Presidente e delle forze sociali, soprattutto negli ultimi mesi". È quanto dichiara Alessandro Genovesi, Segretario Generale Cgil Basilicata in una nota stampa.

“Lo diciamo noi, che di critiche e di vertenze ne abbiamo fatte e ne faremo sempre, quando assistiamo a scelte che non condividiamo, cercando sempre di stare sul merito (per primi, ad inizio anno, abbiamo chiesto e chiediamo un salto di qualità nella capacità di programmazione economica della Regione, convinti che un positivo e costruttivo confronto si possa e si debba aprire). Il contratto di sito, sottoscritto l'anno passato, può rappresentare allora uno degli strumenti per procedere in questa direzione, consapevoli che se ha ragione il Presidente De Filippo, nel ricordare che molto è rimandato a quando si potrà realmente aprire un confronto attuativo con il Governo sul Memorandum (da questo punto di vista non può che essere negativo il giudizio sull'operato di Monti che ha congelato il memorandum stesso e ha puntato tutto sul raddoppio delle estrazioni, in barba al sacrificio che la Basilicata già sta facendo) qualche segnale già si potrebbe dare, attuando quanto già concordato con Eni. In particolare il contratto di settore punta non solo a tutelare l'occupazione che c'è nei cambi di appalto (e qualche azienda non sembra averlo ancora capito) ma anche a generare uno sviluppo maggiore delle imprese locali.  Su questo non bisogna confondersi: l'Eni e il Governo sono le controparti non altri. Se il primo confronto con l'Eni - avuto a dicembre - non ha prodotto un serio cronoprogramma d’investimenti certi, e soprattutto un piano scadenzato di nuove assunzioni (ma su questo l'azienda si è ripromessa di fornire maggiori dettagli nel prossimo incontro, sollecitata dal sindacato) ricordiamo che l'accordo sottoscritto prevede di dare attuazione già da questo mese a diversi impegni presenti nell'Asse 2.  In particolare l'Eni si è impegnata a: massimizzare la partecipazione delle aziende lucane a gare regionali e nazionali;  prescrivere nei contratti di servizio che l'appaltatore abbia una sede in Basilicata e concordare (Regione, Eni e sindacato) piani per il trasferimento di conoscenze specialistiche e alte professionalità per gli addetti al settore, coinvolgendo le agenzie pubbliche per la formazione professionale, il centro di formazione dell'Eni, gli enti bilaterali per la formazione, con particolare attenzione a giovani lucani che potrebbero essere impiegati (da qui l'esigenza di avere un cronoprogramma dei piani di assunzione). La Regione si attivi subito per far rispettare quanto concordato e sottoscritto con lo stesso impegno con cui costrinse l'Eni e le associazioni datoriali a sottoscrivere l'accordo a fine 2012, convocando le parti firmatarie. Inoltre, convochi immediatamente la Total e la Shell perché a Gorgoglione i lavori di costruzione delle infrastrutture edili e poi industriali sono partiti, i general contractor individuati ed operativi, ed in queste ore si vanno definendo le aziende in appalto: allo stato attuale l'unica certezza è che si avranno una cinquantina di assunzioni per quando si aprirà il nuovo Centro Oli a Corleto 2015-2016, troppo poco soprattutto a fronte di centinaia e centinaia di lavoratori che saranno impiegati per almeno i prossimi tre anni nelle opere di infrastrutturazione (per oltre 1 miliardo di investimenti) e che non sono lavoratori né della zona né lucani. Sarebbe sicuramente una risposta, per quanto parziale, sottoscrivere un contratto di settore specifico che vincoli una parte sostanziale delle assunzioni in tutta la filiera al fatto di dover assumere cittadini della zona, magari con investimenti formativi mirati in funzione anche delle professionalità richieste dalle aziende. Così come sarebbe una risposta attuare quegli impegni e quella strategia già prevista e concordata nel contratto di settore che, sempre in termini parziali certo, rappresenterebbe concretamente la dimostrazione che tutti (Regione, aziende, associazioni datoriali) sono realmente impegnati per uscire da quella crisi la cui responsabilità non hanno certo i tanti disoccupati, giovani e non, della nostra regione.

Sono momenti complessi e tutti i dati ci dicono che la crisi non diminuirà: ora occorrono coraggio e scelte forti, facendo sistema non su punti generici ma su scelte e priorità precise. Per noi le priorità si chiamano lavoro, sviluppo, welfare. Su questo va costruito il Piano del Lavoro e della coesione annunciato da De Filippo, su questo si potrà costruire con partecipazione, discussioni (anche qualche litigata se necessario) e senso di responsabilità quell’Obiettivo Basilicata 2020 che rappresenta la vera sfida per tutti noi”.