Spopolamento in età da lavoro, la Basilicata prima in Italia

Mega (Cgil Basilicata): “I dati della Cgia di Mestre confermano le nostre preoccupazioni. Bisogna intervenire con urgenza se non vogliamo lasciare la nostra regione alla desertificazione sociale, culturale e infrastrutturale. In questo scenario sarà impossibile garantire i giusti livelli di assistenza e servizi così come stabilito dall’autonomia differenziata, voluta anche dal governatore uscente e ricandidato Vito Bardi”

 

“I dati della Cgia di Mestre sullo spopolamento in età da lavoro in Basilicata confermano le nostre preoccupazioni. Bisogna intervenire con urgenza se non vogliamo lasciare la nostra regione alla desertificazione sociale, culturale e infrastrutturale. Servono adeguate politiche del lavoro e di welfare; occorre investire nell’istruzione, nella sanità, nei servizi, è una questione di qualità e aspettative di vita”. Lo afferma il segretario generale della Cgil Basilicata, Fernando Mega. “Le previsioni – continua - evidenziano che entro i prossimi 10 anni la platea delle persone in età lavorativa (15-64 anni) presente in Italia è destinata a diminuire di 3 milioni di unità (-8,1 per cento). Se all’inizio del 2024 questa coorte demografica includeva poco meno di 37,5 milioni di unità, nel 2034 la stessa è destinata a scendere rovinosamente, arrestandosi a poco meno di 34,5 milioni di persone. Le ragioni di questo crollo vanno ricercate nel progressivo invecchiamento della popolazione: con sempre meno giovani e con tanti baby boomer destinati a uscire dal mercato del lavoro per raggiunti limiti di età, molti territori subiranno un autentico spopolamento, anche di potenziali lavoratori, soprattutto nel Mezzogiorno. Lo scenario più critico interesserà proprio la Basilicata, che entro il prossimo decennio subirà una riduzione di questa platea di persone del 14,6 per cento (-49.466 persone). Seguono la Sardegna (-14,2 per cento), la Sicilia (-12,8 per cento), la Calabria (-12,7 per cento) e il Molise (-12,7 per cento).

In questo scenario – prosegue - sarà impossibile garantire i giusti livelli di assistenza e servizi così come stabilito dall’autonomia differenziata, voluta anche dal governatore uscente e ricandidato alla presidenza con il centrodestra, Vito Bardi, che l’ha votata in Conferenza Stato Regioni senza neanche discuterne con la massima Assise regionale. Ancora una volta dobbiamo rimarcare il nostro no più convinto a un progetto scellerato e divisivo, che metterà a repentaglio la sussistenza stessa della Basilicata, una regione che, ricordiamo, ha il più basso gettito fiscale in Italia, è la prima in Italia (dati Istat) per perdita di popolazione al primo gennaio 2024 (-7,4 per mille) e tasso migratorio (-6,2 per mille). In un Mezzogiorno dove la Svimez stima che al 2080 vi saranno oltre 8 milioni di residenti in meno, che ne sarà della piccolissima Basilicata quando le gabbie salariali volute dal Governo Meloni spingeranno i nostri giovani ancora di più verso le regioni del nord, dove gli stipendi saranno più alti e dove per chi resterà al sud sarà sempre più difficile garantire i servizi essenziali, tutelati dalla nostra Costituzione e fatti a brandelli dal Ddl Calderoli: istruzione, sanità, energia, mobilità.

Sono anche queste le motivazioni che unitamente alla Uil – conclude Mega - ci vedono in prima fila nella mobilitazione unitaria ‘Adesso basta’ indetta dalle confederazioni nazionali e che ci vedrà il 20 aprile scendere in piazza a Roma per una grande manifestazione per la sicurezza sul lavoro, contro la precarietà, per una più giusta riforma fiscale, per un nuovo modello sociale e di impresa”.

 

 

Potenza, 15 aprile 2024