Dare “un’anima” a questa fase di ripresa e di rinascita attraverso una progettualità sociale di qualità diversa dal passato e all’altezza delle nuove sfide, da parte dei soggetti sociali, delle istituzioni, dei governi locali, dei ceti dirigenti, svolgendo una funzione significativa per una stagione di grande capacitazione sociale. È l’obiettivo centrale del documento “Un patto per il lavoro e per il rilancio dopo la crisi. Le visioni e i progetti per trasformare il Paese e la regione” che Cgil, Cisl, Uil della Basilicata hanno presentato lunedì 19 luglio nella sede del Consiglio Provinciale di Potenza (piazza Mario Pagano).

 

Il documento si compone di due parti – L’orizzonte di una nuova frontiera sociale e l’agenda delle ’aree di trasformazione’ per un nuovo sviluppo dopo covid – con analisi, valutazioni e proposte sul superamento della pandemia che con le sue temibili emergenze ha visto il sindacato confederale partecipe e direttamente coinvolto.

 

Questa crisi – sottolineano i segretari regionali di Cgil, Angelo Summa, Cisl, Vincenzo Cavallo, Uil, Vincenzo Tortorelli – è un fenomeno che ha investito tutti e tutto. Ha coinvolto le ideologie, la politica, l’economia, la tecnica, l’ecologia. Si è trattato di una tappa obbligata e di una grande prova della storia personale e della storia sociale. Le relazioni di mutuo soccorso, il rispetto del sé, delle condizioni elementari della vita umana e la riscoperta dei beni comuni, l’aspirazione ad una crescita autentica delle persone sono i nuovi ed antichi vincoli che la pandemia ci fa scoprire. E sono i valori riscoperti che valgono a fondare un nuovo assetto delle relazioni e delle convivenze. Noi per primi siamo appellati. Le nostre organizzazioni sindacali, senza sconti, con rinnovata responsabilità – evidenziano Summa, Cavallo e Tortorelli – sono spinte ad approfondire e comprendere le tante istanze che derivano dalla crisi. Niente sarà più come prima: le filiere produttive e logistiche saranno riorganizzate e ricompattate, le modalità di erogazione del lavoro cambieranno e saranno per certi versi più atomizzate, la grande ondata di innovazione tecnologica fatta di intelligenza artificiale, cibernetica, micromeccatronica, digitale, biotecnologie modificherà profondamente le relazioni sociali e gli stili di vita e di lavoro. Solo chi si farà trovare pronto per queste sfide sopravviverà nel mondo che viene. Ciò vale anche per le parti sociali, così come per i territori e i loro enti di governo.

Per il sindacato lucano la sfida è riuscire a coniugare investimenti e riforme in progetti programmati con un metodo e con scelte strategiche di assoluta coerenza e di chiaro intento produttivo e sociale. La crescita stimata del Pil generata dalla manovra del PNRR, aggiuntiva rispetto alle politiche ordinarie, nel 2026, è del 3,6%; l’occupazione è prevista in crescita del 3,2%; l’occupazione femminile viene stimata al 3,7% (5,5% al Sud) quella giovanile al 3,3% (4,9% al Sud). L’impatto forte della manovra del PNRR in Basilicata potrebbe generare effetti moltiplicativi nell’arco quinquennale sul mercato del lavoro locale con un incremento di circa 4.000 nuove opportunità di lavoro, divisi equamente tra uomini e donne. Il PNRR diventa cosi l’impalcatura fondamentale della ripresa post Covid e per i prossimi anni.

 

Obiettivi da centrare seguendo una griglia di ‘Missioni’ che dovranno essere l’appiglio su cui appuntare i tiranti di una nuova stagione programmatoria straordinaria e non derogabile, con i quali invertire il ciclo e conseguire un nuovo modello di sviluppo. Missioni che prevedono digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura, rivoluzione verde e transizione ecologica, infrastrutture per una mobilità sostenibile, istruzione e ricerca, coesione ed inclusione, salute.

È chiaro che, al di là di visioni ristrette e conservatrici, le forze sociali e sindacali insieme alle Istituzioni, sulla base del PNRR e, più in generale, di tutti i fondi disponibili per il ciclo 2021-2027, ivi comprese le risorse di bilancio regionale libere (ad es. le royalties) devono costruire un quadro forte di strategie, obiettivi, interventi e cifre definitive che consentono di evitare stravolgimenti e visioni settoriali e frammentate per assicurare successo e concreti risultati ad una manovra storica di investimenti notevoli nel Paese e al Sud.

 

Il dibattito sul PNRR ha avuto anche il merito di aver spostato l’attenzione sull’analisi della territorializzazione delle risorse. Le prospettive di sviluppo futuro della Basilicata – è l’idea forte del Piano di Cgil, Cisl, Uil – devono ripartire da un profondo cambiamento delle politiche, pena l’aggravarsi delle precarietà e il permanere di condizioni di marginalità socio-economica della regione.

Un cambio di politiche nei grandi quadri dell’economia e della società: il manifatturiero, l’agricoltura attraverso agroalimentare, enogastronomico e ruralità sostenibile, un ammodernamento e rilancio del comparto turistico, l’accelerazione dei lavori pubblici (anche tramite i microcantieri per la difesa del territorio) e dei piani di rigenerazione urbana, la rete tra Università-Enti di ricerca e Imprese, l’innovazione green, nella quale inserire un progetto specifico di costruzione di un polo automotive basato sull’idrogeno e la transizione energetica, progetti di investimento orientati alla digitalizzazione, politiche attive del lavoro, formazione e politiche sociali e socio-sanitarie mirate alle sacche di povertà e disagio economico, educativo, socio-culturale.

 

Ecco perché la nuova pianificazione regionale deve prendere la forma di un vero Piano del lavoro. Questo è l’impegno strategico che chiediamo al Governo regionale. Un Piano per la crescita, l’ambiente, il lavoro e del nuovo sviluppo sostenibile, definito su scenari condivisibili del futuro in ambiti e missioni specifiche. Qui c’è una sfida radicale e decisiva che si muove al Governo regionale. Occorre una discontinuità. La compagine governativa e la Presidenza in primis devono superare una logica di immobilismo, senza un piano strategico di sviluppo condiviso per traghettare la Basilicata fuori da questa crisi e collocarla dentro un nuovo scenario di sviluppo.

Questo è il tempo delle scelte e della condivisione, una grande coesione per gestire una delle fasi più complesse e difficili della storia del nostro Paese.

 

Si convochi subito un’assise regionale e un tavolo per tracciare e costruire un nuovo patto per il lavoro con obiettivi e strumenti attuativi dentro una rinnovata concertazione. Alle parti sociali deve essere riconosciuta una funzione fondamentale, oltre che per co-progettare gli interventi, in sessioni di determinazione condivisa per poter analizzare e valutare periodicamente gli esiti, con tavoli di lavoro paritetici e permanenti.

Il documento -conclude la triplice- inoltre contiene un appello per il cambiamento e per una nuova frontiera di una società centrata sul nuovo lavoro e sulla crescita green oriented.

Patto per il lavoro e il rilancio dopo la crisi