I dati sull’economia della Basilicata diffusi con il 19° rapporto della Banca d’Italia relativi alla Basilicata indicano una vera e propria situazione di allarme per il settore industriale con un -4,3% ed un aumento del +4,5% della Cassa Integrazione, registrando anche una diminuzione degli Investimenti che proseguirà presumibilmente anche per il 2012.
Nel 2011 le esportazioni delle imprese lucane sono ulteriormente diminuite (-3,1%) a fronte di una crescita sostenuta in Italia (11,4%). La flessione è in larga parte attribuibile alle vendite all’estero di autoveicoli (circa 2/3 dell’export regionale) che hanno registrato una riduzione del 5,8%, in controtendenza rispetto all’andamento delle esportazioni di autoveicoli dell’Italia e del Mezzogiorno.
In Italia l’espansione delle esportazioni verso i paesi non appartenenti alla UE è risultata sostenuta (14,9%), la Basilicata ha beneficiato meno di altre regioni italiane della crescita della domanda proveniente da tali paesi, data la minore rilevanza di questi come mercati di sbocco.
Nel 2011, le esportazioni della Basilicata verso paesi non appartenenti alla UE hanno rappresentato il 24,7% dell’export regionale, un valore nettamente più basso di quello rilevato in Italia (44%).
Considerato i numeri del settore dell’automotive in Basilicata un comparto che occupa tra FIAT SATA e INDOTTO di primo, secondo e terzo livello di fornitura circa 12.000 addetti, una quota particolarmente consistente del settore manifatturiero, pari quasi a un terzo dell’occupazione complessiva e le prospettive di espansione sui cosiddetti mercati emergenti non sono forse l’occasione per chiedersi cosa è e cosa sarà l’industria dell’auto nel Mezzogiorno, vista la quasi ormai completa “meridionalizzazione” delle attività di produzione del gruppo Fiat.
Consapevoli che questo processo ha riguardato finora quasi esclusivamente l’assemblaggio dell’autoveicolo e che buona parte delle forniture che interessano gli stabilimenti meridionali della Fiat, continuano a provenire da imprese localizzate nelle regioni settentrionali e, sempre più spesso, dall’estero. Una tendenza quest’ultima, che forse si accentuerà nel prossimo futuro, indebolendo ulteriormente il settore della componentistica autoveicolare meridionale.
In questo scenario quale ruolo potrà ricoprire l’industria automobilistica presente oggi nel Mezzogiorno, considerato che le attività di sviluppo, ricerca e progettazione restano allocate altrove e spesso esternalizzate da Fiat ad altre società italiane ed estere?
Se la crescita dei mercati emergenti avrà sicuramente effetti dirompenti sulle strategie di investimento e sulle dislocazioni produttive della Fiat, effetti non meno rilevanti si avranno conseguentemente sull’occupazione. Occorre allora attrezzarsi per tempo.
In altri termini l’industria dell’auto e della componentistica sono destinate nel Mezzogiorno a sopravvivere e a rimanere ancorate ad un ruolo puramente “manifatturiero”, e fino a quando? E' non è forse giunto il momento di aprire una più generale vertenza sulla filiera dell'automotive meridionale che possa gravitare intorno a Melfi?
Potenza 15 Giugno 2012
Osservatorio Industria CGIL Regionale
CGIL Basilicata Basilicata
Giuseppe CIllis Alessandro Genovesi