Arpab: basta all’uso dei diritti dei lavoratori per avvallare procedure illegittime

Si continua a dare una rappresentazione dei fatti distante dalla realtà attraverso una semplificazione strumentale di quanto sta accadendo.
La vertenza Arpab richiede complessità di analisi e complessità di risposte rispetto alle quali é però doveroso porsi una preliminare domanda: come mai si è aspettato sino a oggi per far risorgere dalle ceneri la questione delle lavoratrici e dei lavoratori interinali Arpab? E su questo solo la Regione Basilicata e l'Arpab, ovvero chi fino a oggi ha tessuto le fila del Masterplan e della sua attuazione, possono e dovrebbero dare una risposta chiara e trasparente.
Sciolto questo nodo preliminare ma non dirimente, resta il tema vero che è quello della finalità e della ratio stessa del Masterplan. Se l'obiettivo del Masterplan era ed è il potenziamento dei controlli ambientali e delle attività di monitoraggio ambientale in una logica aggiuntiva rispetto alle attività istituzionali proprie dell'Arpab, ben si comprende che tale potenziamento non può essere sostitutivo rispetto a quelli che dovrebbero essere i normali standard di attività.
Non è cioè immaginabile pensare di sostenere le attività dell'Arpab attraverso risorse economiche e umane che hanno in sè il carattere della temporaneità. Ad attività istituzionali ordinarie e continuative non possono far fronte risorse economiche che hanno carattere eccezionale e temporaneo ed è di lapalissiana evidenza che il massiccio ricorso al lavoro in somministrazione non può essere una soluzione a carenze di natura strutturale.

Questo territorio necessita di continuità nell'attività di controllo e monitoraggio ambientale, continuità che può essere garantita da continuità di risorse e da continuità negli assetti strutturali dell'ente che, è bene ricordarlo, con risorse e mezzi propri dovrebbe assicurare il raggiungimento di livelli essenziali nelle prestazioni tecniche ambientali (Lepta), ovvero standard qualitativi e quantitativi omogenei in tutto il territorio nazionale nell'ambito dei livelli essenziali di tutela sanitaria. Si riprogrammino i fabbisogni assunzionali dell'Ente in funzione di una riprogettazione che dia strutturalità alle attività istituzionali e si dia corso a procedure concorsuali, liberando i lavoratori dal ricatto e dalla precarietà .

Queste sono le risposte che merita la nostra regione in termini di salvaguardia ambientale e queste sono le risposte che si attendono i lavoratori cui bisogna dare una prospettiva di stabilità lavorativa, al di fuori di logiche di facile compiacenza e di breve respiro.
Basta utilizzare il giusto diritto dei lavoratori ad avere un lavoro stabile per avvallare procedure illegittime con l’esigenza dei controlli.

Segretario generale Cgil Basilicata
Angelo Summa
Segretario generale Uil Basilicata
Carmine Vaccaro