Presentato all’attivo Filt Cgil Basilicata il documento sul trasporto pubblico locale
Il sindacato pronto a proclamare lo stato di agitazione

L’attivo Filt Cgil di Basilicata ha approvato oggi il documento sul trasporto pubblico locale che verrà sottoposto all’attenzione del governo regionale. Tre le questioni affrontate: la mancanza di risorse e il pagamento degli stipendi, la trasparenza nella gestione del servizio e il bando di gara.

“Il documento – afferma Angelo Summa, segretario generale Cgil Basilicata – è frutto di un confronto a più voci, in cui non vengono soltanto espresse le criticità ma si danno delle prospettive. L’elemento di maggiore criticità attiene le risorse economiche, quelle attuali e quelle che saranno attestate strutturalmente sul bilancio regionale, garantendo copertura al trasporto pubblico locale nella nostra regione. La Basilicata riceve dal piano nazionale 75 milioni di euro, quando le risorse minime che garantiscono il funzionamento dei trasporti si attestano attorno ai 110 milioni di euro. La Basilicata ha quindi un gap di risorse pubbliche superiore ai 35 milioni di euro. Senza la certezza di queste risorse non c’è la possibilità di strutturare un’organizzazione del servizio del trasporto pubblico nella nostra regione. È questo il tema centrale, che va risolto nella partita politica, a partire da come si costituisce il bilancio regionale da cui dipendono il diritto alla mobilità e l’occupazione. In un momento in cui siamo privi di rappresentanza politica al governo nazionale, a causa di un sistema politico ed elettorale che assoggetta le classi dirigenti regionali al governo nazionale, la Basilicata non ha nessuna capacità di rivendicazione.

Per questi motivi è necessario che il presidente Pittella convochi subito un tavolo di confronto, nel quale affrontare prima di tutto le questioni relative alla regolarità del trasferimento delle risorse da cui dipende il mancato pagamento degli stupendi ma dobbiamo anche chiedere che l’approvazione del bilancio sia in linea con scelte coerenti che intervengano sull’impianto programmatico del settore dei trasporti.

È necessaria la trasparenza da parte delle aziende affinché si confrontino con i rappresentanti sindacali presenti nelle loro realtà produttive sugli investimenti e sul rapporto entrate e costi. È necessario che venga indetta la gara, così come delineato dal piano dei traporti regionali, eliminando quel monopolio che in qualche maniera ha vessato tutte le aziende e tutti i lavoratori. Il sistema consortile è stato un fallimento totale. Siamo al cospetto di un consorzio che scarica sulle aziende tutti i costi, a partire dagli oneri bancari, con uno statuto che non garantisce alle aziende pari dignità all’interno del consorzio. Per queste ragioni occorre innanzitutto maggiore trasparenza da parte del consorzio, su come vengano utilizzate e ripartire le risorse”.

Aggiunge Michele Cafagna, segretario generale Filt Cgil Basilicata: “Da oggi la Filt Cgil alza il livello vertenziale in tutto il settore del trasporto pubblico locale. Fino a ora le teorie della politica sono state del tutto evanescenti. Insieme alla gara è necessario che ci sia un'assunzione di responsabilità da parte di tutte le forze politiche. La Filt Cgil metterà in campo tutte le azioni necessarie atte alla risoluzione dei problemi esistenti e qualora non dovessimo ottenere risposte immediate, proclameremo lo stato di agitazione di tutti i livelli del settore trasporti”.

IL DOCUMENTO

La Filt Cgil sulla vertenza del TPL
La Soluzione è andare a Gara

L’annosa vicenda del TPL nella Regione Basilicata, associata al continuo rimpallo di responsabilità tra Regione, Enti ed esecutori del servizio, rischia di paralizzare un intero settore se non verranno apportati immediatamente dei correttivi alle questioni già contingenti.
I provvedimenti del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti di questi ultimi anni hanno definito le linee guida di intervento strategiche in un settore in cui è stata assente, per anni, la programmazione della politica dei trasporti; una mancanza che ha contribuito a rendere ancora più insidioso il terreno sul quale poter intervenire per poter ridisegnare un perimetro certo entro il quale trovare risposte definitive per un settore, quello della mobilità, che rappresenta uno dei pilastri del Welfare nel nostro Paese.

Non aiutano le spinte autonomiste che stanno venendo avanti in questo ultimo periodo che, per il mondo del TPL, rappresentano un’ulteriore corsa alla frammentazione normativa dando vita ad una sorta di modello unilaterale anziché pervenire ad una sostanziale omogeneizzazione del Servizio reso ai cittadini.
Ad oggi la Regione Basilicata risulta inadempiente per circa 49 mln di euro rispetto alle spettanze vantate dai soggetti attuatori riguardanti l’ultimo trimestre 2016 e tutto il 2017 sino ad oggi; a tal proposito le aziende consorziate al CO.TRA.B. sono da mesi in attesa di ricevere i dovuti contributi dalla Regione Basilicata e i lavoratori puntualmente sono senza salario da oltre 3 mesi; il rischio è quello di azzerare il TPL in questa regione se non si dovesse mettere in campo un piano di rilancio serio e chiaro.

Tale situazione, in realtà, non è altro che un’attestazione di un sistema che è appunto al collasso, verso il quale soprattutto la politica non può esonerarsi da assunzioni di responsabilità in quanto incapace di gestire i fondi, di razionalizzare le risorse e di dare uno slancio in avanti, inteso come progetto di crescita e sviluppo, a questa regione che fino ad oggi si è sostentata quasi esclusivamente dalle “royalty” derivanti dall’estrazione del greggio; in questo momento cosi delicato, sarebbe un errore perdere di vista il tema principale che è quello del reperimento delle risorse necessarie a fronte ai tagli che ha subito il Fondo Nazionale e che rischiano di compromettere la tenuta di un sistema fin troppo arretrato rispetto alle esigenze di mobilità dell’intero territorio regionale.

La Regione Basilicata, al contrario, sostiene che il Governo Centrale ha ridotto i fondi per il Trasporto Pubblico Regionale e Locale, ovvero, quelli derivanti dal Fondo Nazionale dei trasporti; le Provincie, a loro volta, che contano nella maggior parte dei casi su bilanci risicati, non possono anticipare i corrispettivi alle Imprese; queste ultime, infine, non tutte per fortuna, non ricevendo i dovuti corrispettivi si sentono in “diritto” di non elargire il salario ai lavoratori.
Tutto questo ha generato nel passato recente, fermi spontanei da parte dei lavoratori di alcune imprese, impossibilitati a recarsi sui posti di lavoro, arrecando contestualmente un danno al servizio sociale per la comunità.
Finora, la Regione Basilicata è riuscita a rimediare e a sostenere i costi di un impianto troppo oneroso ma poco efficiente, la cui gestione, attribuita ad un unico soggetto, sin dal principio ha mostrato lacune e controsensi.

La scelta di accentrare sotto la responsabilità di un unico soggetto l’intero sistema, in realtà, ha mostrato già i suoi limiti e le sue contraddizioni, poiché, negli ultimi anni, non ha neutralizzato né ha posto rimedio alle discrasie di un settore nel quale sono impiegati oltre mille addetti, i quali subiscono trattamenti economici e normativi differenti, nonostante espletino la stessa mansione, a seconda dell’azienda da cui dipendono o dell’anzianità di servizio, con un sempre più forte radicamento di precari.

La realtà è che, a fronte di una spesa annuale di 110 milioni di € (tanto costa il trasporto pubblico regionale), non si può dire di avere un sistema efficiente ed efficace.
Il sistema di mobilità pubblico è rimasto immutato per decenni, nonostante i cambiamenti che si sono consumati nella situazione demografica della regione.
Eppure, mettere mano profondamente alla situazione attuale significherebbe restituire ai cittadini un servizio pubblico adeguato e moderno, e contemporaneamente tutelare al meglio i lavoratori del settore, precari e non, i quali svolgono un lavoro reso ancora più stressante dallo stato in cui versa la rete stradale provinciale e dallo stato di alcuni mezzi che, pur avendo raggiunto uno stato non proprio consono al giusto confort del contribuente, continuano ad essere impiegati nel servizio.
A tal proposito la Filt Cgil si fa promotrice di una proposta che mira a svincolare le somme messe a disposizione dalla CE per il rinnovo del parco auto, già contabilizzate nel relativo capitolo di spesa regionale, al fine di garantire l’efficientamento tanto paventato, prima della scadenza del termine ultimo (maggio 2018) per la fruizione delle medesime somme e per scongiurare che le stesse tornino al mittente e ridistribuite ad altre regioni; le risorse pertanto vanno immediatamente tradotte in cantieri e il relativo dato della percentuale di traffico interessato dei passeggeri e del fattore di riempimento degli autobus, non può e non deve essere fattore determinante per il cronoprogramma degli investimenti.

Il 2017, anno in cui l’intero pacchetto del trasporto pubblico regionale sarebbe dovuto andare a gara, poteva rappresentare davvero l’anno di svolta, se solo la politica regionale avesse avuto il coraggio di fare scelte che fossero andate soprattutto nella direzione di rimediare a tutto quello che sino a quel momento non aveva funzionato, ivi compreso il fatto di rendere più facili ed efficienti i collegamenti interregionali anche verso le direttrici principali extraregionali; in verità quello a cui abbiamo assistito non è altro che la realtà della sofferenza del bilancio regionale che si è intrecciata e confusa con la discussione sul nuovo Piano Regionale dei Trasporti, sul nuovo bando di gara che riguarda l’intero TPL e che dovrebbe espletarsi entro la fine del 2017.
Il condizionale è d’obbligo visto l’immobilismo dell’amministrazione regionale fino a questo momento e constatata la volontà di prorogare il servizio in essere; ma quando e a quali condizioni?!?

La Filt Cgil è a ribadire che la soluzione alla vertenza è indire le Gare sin da subito in quanto, solo attraverso una nuova regolamentazione, fatta di regole certe e condivise, si possa arrivare ad un risultato che volga agli obiettivi di rilancio di tutto il trasporto su gomma regionale, soprattutto per la conformazione strutturale del territorio lucano e dell’ubicazione geografica della Basilicata da intendersi come cerniera del Sud Italia per i collegamenti da un capo all’altro del Paese.
Occorre quindi dare un segnale forte che vada oltre le posizioni mediatiche e che miri a ripiegarsi sul problema principale del mancato pagamento dei salari e contestualmente ricercare e trovare soluzioni immediate atte ad aprire, nei luoghi preposti, una discussione seria e scevra da interessi partitici e che possano dare a questa Regione e alla comunità, a fronte di quanto speso, una mobilità degna ed economicamente sostenibile.

Per queste ragioni la discussione non è più procrastinabile; pertanto, si rende necessario aprire un tavolo di confronto immediato con la Regione Basilicata, le Provincie, i Comuni e le Imprese Co.Tr.A.B.
Contestualmente si è a proclamare lo stato di agitazione di tutto il settore TPL ai sensi e per gli effetti della normativa vigente.