Il caporalato a S. Nicola di Melfi è solo la punta dell'iceberg

La denuncia delle assunzioni clientelari in FIAT e nell'Indotto, che in questi giorni ha avuto molta risonanza sui media, è solo la punta dell'iceberg. Il sistema di ricatti e clientele cui sono stati sottoposti i lavoratori chiama in realtà in causa molti soggetti: il “sindacato” aziendale, le fabbriche dell'automotive, le agenzie per il lavoro, le istituzioni e la politica. Chi ha fatto la selezione delle candidature? Chi ha compilato gli elenchi dei lavoratori da assumere? Chi ha attivato i contratti di lavoro? Con quali requisiti?

Il sistema messo in campo nel momento in cui sono state attivate più di 2500 assunzioni in somministrazione (fra FIAT e Indotto) è stato oggetto della nostra denuncia e azione sindacale sin dal 2015, sia con ripetuti volantinaggi nella zona industriale, sia attraverso i social, sia con il sito somministratimelfi.it: chi oggi si stupisce in modo ipocrita è stato distratto per troppo tempo.

Ai casi di corruzione e ricatto, sui quali auspichiamo la magistratura faccia luce, si sono sommate “segnalazioni” e raccomandazioni funzionali all'organizzazione del lavoro delle imprese che hanno fatto ricorso alla somministrazione all'arrivo dei nuovi modelli B-Suv. L'intento? Quello di avere un esercito di lavoratori sotto ricatto, con missioni di lavoro di una settimana o di pochi giorni, spesso chiamati a giornata, con paghe al di sotto di quanto previsto dalla legge e dai contratti collettivi. Nelle fabbriche di S. Nicola di Melfi assistiamo ormai da mesi alla violazione sistematica dei diritti, a licenziamenti attraverso la mancata conferma del contratto per pochi giorni di malattia o per aver subito un infortunio, alla presenza di differenze rispetto al CCNL sulle retribuzioni che sfiorano i 3.000€ per ogni anno lavorato. A tal proposito ricordiamo ai lavoratori che hanno 5 anni di tempo dalla fine della missione per recuperare, attraverso i nostri Uffici Vertenze, le somme di loro spettanza.

Il sistema della clientela ha trasformato il ruolo dei sindacati aziendali in collocatori, “liberi” non di rappresentare le istanze dei lavoratori ma di scambiare iscrizioni e favori tanto da gonfiare alcune organizzazioni portandole a sfiorare, da sole, numeri bulgari.

La nostra richiesta fatta alle agenzie di somministrazione di attivare un bacino di prelazione da cui attingere per garantire la continuità occupazionale e togliere i giovani dal ricatto è rimasta inascoltata. La rivendicazione fatta dalla FIOM-CGIL alle aziende dell'indotto di stabilizzare i somministrati, dopo più di due anni di lavoro continuativo, è stata sempre rifiutata. Troppo diversi gli interessi delle imprese.

La FIOM-CGIL chiede alla Regione, alle istituzioni e alla direzione territoriale del Ministero del Lavoro di attivare un tavolo di confronto permanente per garantire a Melfi una occupazione fondata sui diritti e sulla trasparenza.
Lo ribadiamo ancora una volta: il lavoro è un diritto, non un favore.