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Ci risiamo. Ancora una volta la Basilicata rischia di diventare fantasma di se stessa. Mentre quotidianamente si fa ogni sforzo per uscire da una crisi infinita, che dura ormai da otto anni ed è tutt’altro che conclusa, mentre si prova a dare nuovo slancio all'economia attraverso una progettualità mirata, si affrontano vertenze delicate provando a salvare posti di lavoro, qualcuno pensa di scardinare i presidi istituzionali di questa regione fino ad arrivare alla sua cancellazione.
La Basilicata  non puo’ essere cancellata con un tratto di penna, come vorrebbe il senatore Ranucci del Pd, con l'ordine del giorno fatto assumere dal governo sulle macroregioni.
Sarebbe il suggello del definitivo impoverimento e della strutturale marginalizzazione del nostro territorio.
L’idea di semplificazione tanto cara al governo Renzi è intrisa di falsa modernità; la democrazia di un Paese non puo’ essere basata su criteri meramente quantitativi come il numero degli abitanti. Vogliamo ricordare che in tutto il mondo esistono numerose esperienze di governi locali con poteri decentrati più forti e consistenti delle nostre regioni e con una popolazione assai più esigua. Due esempi su tutti sono gli stati del Maine e del Vermont negli Usa o un land come la Saar in Germania.
L'identità non può essere cancellata da logiche di razionalizzazione e spending review, le stesse non possono rendere accettabile lo smantellamento di uno stato sociale sempre più affievolito, in cui diritti fondamentali di cittadinanza vengono compressi a tal punto che farli valere diventa quasi un lusso! E la soppressione del distretto della Corte di Appello di Potenza è solo uno degli esempi. È inutile negare che l'accorpamento alla Corte di Appello di Salerno o addirittura di Catanzaro, con le inevitabili difficoltà logistiche ed il conseguente aumento delle spese legali, porterebbe molti cittadini a rinunciare alla tutela dei propri diritti, con buona pace della riduzione del contenzioso!
I presidi democratici vanno difesi, aiutati a superare le difficoltà e la Basilicata va salvaguardata. Le regioni devono, indispensabilmente, far crescere i momenti di confronto sui grandi obiettivi comuni, lavorare insieme sulla programmazione strategica dei fondi comunitari. Così il Mezzogiorno può ritrovare slancio ed aiutare il Paese a crescere.
Andrebbe valorizzata la funzione  di "cerniera" che la Basilicata svolge nel Mezzogiorno.
Al momento il dibattito politico e culturale su questi temi soffre un'impostazione ideologica, spesso appesantita dalle non edificanti vicende degli ultimi anni; ma la discussione non può essere monopolizzata dalla sola problematica dei costi della politica, in uno scontro di civiltà tra politica e cittadini. I limiti del modello regionale vanno stigmatizzati affrontando la questione nel merito, alimentando il dibattito fuori da schemi preordinati: la politica lucana deve mostrarsi all'altezza della sfida del nuovo regionalismo.
Per la Cgil di Basilicata un riassetto dell'attuale ordinamento regionale non può vedere sacrificata l'integrità di una regione che ha radici storico-culturali ed identitarie antiche e nobili.
La Basilicata, pur con i suoi piccoli numeri, deve avere un futuro.

 

Potenza, 15 ottobre 2015

 

Angelo Summa - Segretario Generale Cgil Basilicata