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Ricordare quello che è stato per non perderci il presente e non rinunciare al futuro

La Camera del lavoro della Cgil di Potenza svolge domani 20 maggio, il proprio Direttivo. In una data importante. Domani, infatti, ricorrono i 45 anni dello Statuto dei Lavoratori. La legge 300, lo Statuto dei lavoratori appunto, venne emanata il 20 maggio del 1970. Una concomitanza su cui è bene soffermarsi. Sia per il portato innovatore di quella legge che per ciò che ci consegna l'attualità.

Quella di 45 anni fa, fu una  novità importante. Si introdussero nel mondo del lavoro importanti modifiche. Notevoli  sia sul piano delle condizioni di lavoro che su quello dei rapporti fra i datori di lavoro ed i lavoratori. Oltre che  nella disciplina delle rappresentanze sindacali.

Molte cose vengono date per scontate una volta ottenuto. Ma allora non era così. Voglio ricordare che nella stesura della Legge 300 ci si concentrò su  tre obiettivi:

1)                  Tutela della libertà e dignità del lavoratore rispetto a situazioni repressive;

2)                  Rafforzamento della effettività del principio di libertà sindacale all'interno dei luoghi di lavoro;

3)                  Predisposizione di misure di promozione e sostegno all'attività sindacale nei luoghi di lavoro.

Non a caso l'esatto titolo della legge 300, poi passata come “Statuto dei lavoratori” è:

“Norme sulla tutela della libertà e dignità dei lavoratori, della libertà sindacale nei luoghi di lavoro e norme sul collocamento”.

E' sempre stata indicata però, come “Statuto dei lavoratori” per una motivazione previsa. La ragione sta nelle sue origini che  rimandano all'indimenticato segretario della Ggil Giuseppe Di Vittorio. Fu lui che al congresso della Cgil a Napoli nel 1952, parlò per primo in Italia della necessità di uno “Statuto” dei lavoratori.

Voglio citarlo: “E’ vero che le fabbriche sono di proprietà privata… non per questo i lavoratori divengono anch’essi proprietà privata del padrone all’interno dell’azienda. Il lavoratore, anche sul luogo di lavoro, non diventa una cosa, una macchina acquistata o affittata dal padrone, e di cui questo possa disporre a proprio compiacimento. Anche sul luogo di lavoro l’operaio conserva intatta la sua dignità umana, con tutti i diritti acquisiti dai cittadini della repubblica italiana…  Il lavoratore è un uomo, ha la sua personalità, un suo amor proprio, una sua idea, una sua opinione politica, una sua fede religiosa, e vuole che questi diritti siano rispettati da tutti e, in primo luogo, dal padrone … e lottare per ottenerne l’accoglimento e il riconoscimento solenne”.

Da quel discorso però poi furono necessari 18 anni ancora. Ma alla fine si arrivò a quello che auspicava Di Vittorio.

La legge 300 è stato il frutto di un lungo percorso nella storia delle relazioni fra i datori di lavoro ed i lavoratori. Non mancarono forti tensioni. La Legge però alla fine fu emanata e nei decenni successivi fino ad oggi è sempre stata  riconosciuta come lo strumento cardine di democratizzazione dei rapporti tra operaio e capo dell'azienda. Come carta fondamentale di ordinamento prioritaro ed assoluto in termini di diritto del lavoro, con salde radici nei valori costituzionali e civili.

E' bene ricordare quello che è stato. Perchè tutto ciò che è stato ottenuto in anni e anni di confronto e lotta oggi rischia di essere depauperato. Non si può stare inerti e non dire che è in corso una campagna mediatica e politica insidiosa che tocca a noi contrastare con vigore. Bisogna essere chiari fino in fondo: la presunta ripresa italiana avviata dopo l'approvazione del Jobs Act di cui il Governo nazionale non smette di cantare lodi altro non è che una ripresa fittizia che nella migliore delle ipotesi sarà comunque insufficiente rispetto alle necessità reali. Bisogna ripristinare il tessuto produttivo italiano con interventi seri e mirati. Non con leggi fumose che altro non fanno che illudere. Il lavoro si crea con gli investimenti, rispettando la dignità dei lavoratori e non con le leggi.

Voglio ribadirlo: è llusorio aspettarsi già ora i benefici del Jobs Act. Possono anche esserci, nel breve termine, più lavoratori a tempo indeterminato grazie agli incentivi per le aziende che assumono con questa tipologia di contratto. Ma poi con la modifica dell'articolo 18 ci vogliamo chiedere cosa sarà di questi lavoratori? Cosa accadrà una volta che termineranno  gli incentivi alle imprese?

La risposta è semplice quanto terribile. Il risultato finale è già scritto purtroppo: assisteremo al licenziamento di massa di migliaia e migliaia di lavoratori e lavoratrici. Tutto finirà drammaticamente a danno dei più deboli che non potranno difendersi ed essere difesi perchè privi di diritti. Perchè non ci sono più norme a cui aggrapparsi. Questi saranno i risultati del Jobs act altro che sogni di rilancio.

Ed è per questo che proprio oggi, a distanza di 45 anni dall'approvazione dello Statuto dei Lavoratori, parte l'iniziativa della Cgil di Basilicata per ottenere e conquistare un nuovo Statuto dei Lavoratori e delle Lavoratrici che sia realmente inclusivo di tutte le forme di lavoro ed estensivo di tutte le tutele ed i diritti del lavoro.

Non ci stiamo più. Basta alle mistificazioni con le quali viene rappresentato il Jobs act. Basta ai millantati benefici effetti di cui i lavoratori. Noi e i lavoratori non abbiamo ancora visto nulla di questi fantomatici benefici.  Per questa ragione sin dai prossimi giorni saremo impegnati in una campagna di assemblee sull'intero territorio, comune per comune, per far crescere l'attenzione e la condivisione sulle nostre ragioni e sulle nostre proposte per il Nuovo Statuto.

Dobbiamo riconquistare lo spazio dei diritti dentro e fuori i luoghi di lavoro, promuovendo quella partecipazione attiva che costituisce l'essenza stessa della democrazia e di quella libertà che dobbiamo, gelosamente e con vigore, preservare in ogni sua forma.

Non è  il tempo della fiducia a scatola chiusa. Anche perché continuiamo a vedere quello che fa il governo Renzi e non ci piace.

Altro  che riforma della “Buona scuola”. E' un attacco alla scuola del merito e della giustizia. Il Governo ha stravolto i i connotati di libertà fondati sulla costituzione. E se si abbandona la scuola non si riparte da nessuna parte. Per non parlare poi dei rimborsi delle pensioni. Si sta facendo finta da parte del governo di concedere qualcosa quando si sta parlando di diritti acquisiti e di una sentenza che va rispettata.

 

 

Angelo Summa

Segretario generale Cgil Basilicata