Vertenza Stellantis Melfi e indotto

Mega (Cgil Basilicata), Calamita (Fiom Cgil Basilicata), Esposito (Cgil Potenza):
“All’incontro al Mimit un nulla di fatto. Non ci sono certezze per l’indotto e lo stabilimento di Melfi, sospesi nel limbo”

 

“Stellantis, laddove ce ne fosse ancora bisogno, ha buttato la maschera. Al di là delle enunciazioni di principio, non ci sono certezze e prospettive chiare rispetto allo stabilimento di Melfi, dove la situazione resta invariata ed è drammaticamente sotto gli occhi di tutti”. Lo hanno affermato il segretario generale della Cgil Basilicata, Fernando Mega, la segretaria generale della Fiom Cgil Basilicata, Giorgia Calamita e il segretari generale della Cgil di Potenza, Vincenzo Esposito, a margine dell’incontro che si è svolto oggi al Mimit tra Governo, sindacati e azienda.

“L'azienda – hanno proseguito - non fa chiarezza sulla tenuta produttiva e occupazionale dello stabilimento Stellantis di Melfi e dell’indotto e sui volumi produttivi, non vi è un quadro sui tempi di inizio produzione dei nuovi modelli, manca completamente il cronoprogramma delle nuove produzioni e l'uscita di quelle attuali. Inoltre sull’indotto Stellantis rivendica ulteriormente l’efficienza, ma senza alcuna garanzia sull’acquisizione delle commesse. Rimane in sospeso la drammatica situazione degli oltre 600 addetti alla logistica espulsi dai cicli produttivi. Da tre anni ad oggi sono 1600 le uscite incentivate nello stabilimento Stellantis di Melfi, molti dei quali giovani, e altre 500 sono già in programma. Il resto va avanti tra cassa integrazione a rotazione, contratti di solidarietà e 700 lavoratori sono in trasferta. Non una parola sull’attività formativa prospettica per chi dovrebbe portare avanti la produzione.

È chiaro – hanno sottolineato Mega, Calamita ed Esposito - che una crisi così profonda dell’automotive non la si può gestire soltanto con l’attivazione degli ammortizzatori sociali nell’area di crisi industriale complessa, con la speranza di investimenti diversificati mai specificati e tutti in divenire. Per questo come Cgil, insieme alla Fiom, rivendichiamo la decisione di non avere partecipato alla presentazione dei bandi dell’Accordo di programma per l’area di crisi complessa del comparto dell’automotive e del suo indotto avvenuta nelle scorse settimane a Melfi, il cui risultato è stata una mera passerella elettorale e rivendichiamo il tavolo regionale per discutere sulla programmazione e definizione dei bandi. È necessario il confronto perché si mettano in atto procedure che evitino lo smantellamento dell’area industriale e il consolidamento con investimento che garantiscano l'occupazione. Stellantis, ne ha preso atto anche il ministro, – hanno aggiunto – è latitante. Gli ecoincentivi sono solo per un anno a seguito di verifiche su volumi e produttività, non c’è alcun cronoprogramma sulle nuove produzioni che dovrebbero partire entro il 2026 né è possibile conoscere cosa Stellantis abbia intenzione di fare fino ad allora. Incentivi che, pertanto, non saranno disponibili per le nuove produzioni nello stabilimento di Melfi. A fronte di una tale situazione di incertezza, è evidente che la Cgil continuerà a non sostenere accordi che di fatto svuotino lo stabilimento di Melfi in assenza di nuove assunzioni e di piani di investimento.

Se non c’è una netta inversione di tendenza, si andrà verso un ineludibile smantellamento dall’area industriale di Melfi con conseguenze devastanti in tutta la Basilicata, dove l’automotive regge il 30% del Pil regionale e dove lo scenario negativo, oltre ai posti di lavoro persi, riguarderà tutta l’economia regionale. Il tutto – hanno concluso Mega, Calamita ed Esposito - mentre prosegue una campagna elettorale che vede scendere in campo chi, a pieno titolo, in un silenzio assordante, ha consentito che il più grande polo produttivo dell’automotive in Italia finisse in macerie, così come in macerie è finita la sanità pubblica lucana. Metteremo in atto tutte le azioni possibili affinché si possa avere un confronto con la Regione e con Stellantis per avere risposte concrete per tutti i lavoratori”.

Potenza, 2 aprile 2024