Veniamo a conoscenza dell'invito - rivolto verbalmente e, a quanto pare, in corso di formalizzazione per iscritto - che sarebbe stato inoltrato a diversi beneficiari del Reddito Minimo di Inserimento, di non recarsi più a svolgere le attività di lavoro correlate in quanto gli stessi, avendo fatto domanda di fruizione del Reddito di Cittadinanza, ed essendo stati ammessi a percepire lo stesso, sarebbero automaticamente esclusi dalla possibilità di continuare a essere beneficiari del RMI.

Nelle varie interlocuzioni avute con la Regione nei mesi precedenti, come anche in diverse comunicazioni inviate dalle scriventi agli Uffici competenti, è stata di continuo ribadita l'urgenza della convocazione di un tavolo specifico per la gestione tecnica e politica delle situazioni di cui sopra, proprio per evitare che si arrivasse a questa situazione.

Non è accettabile, infatti, che persone che versano abitualmente in stato di povertà, spesso con disagi e situazioni familiari di grandissima difficoltà, vengano trattati con atteggiamento "punitivo". Le questioni vanno trattate con la massima delicatezza e attenzione, considerata la particolare composizione della platea di riferimento.

Ci viene riportato, infatti, che il motivo della esclusione riguarderebbe anche chi ha comunque comunicato la rinuncia al Reddito di Cittadinanza, per il semplice motivo che non sarebbe possibile verificare l'effettiva esclusione, in quanto l'INPS non avrebbe predisposto una apposita procedura in merito.

La Regione Basilicata, su stimolo e in collaborazione con Cgil, Cisl e Uil, ha sviluppato in passato, tra le prime in Italia, una lunga tradizione di efficaci misure locali di contrasto alla povertà, ultima nel tempo proprio il Reddito Minimo. Queste modalità di gestione rischiano di disperdere il lavoro fatto, con conseguenze gravi sulle persone. Peraltro, ricordiamo, che la normativa nazionale sul Reddito di Cittadinanza, ne prevede la compatibilità - ad integrazione - con altre forme di sostegno al reddito, e che il cosiddetto "divieto di cumulo" (cumulo, peraltro, e non integrazione) è previsto solo da un atto amministrativo regionale, peraltro non esteso, ad esempio, alla platea dei TIS, al cui interno, diversi usufruiscono delle due misure contemporaneamente.

Riteniamo che vada immediatamente convocato un incontro con la massima urgenza e che, nel frattempo, occorra fermare la macchina burocratica per verificare le diverse situazioni che, lo ripetiamo, spesso attengono a persone in grave stato di difficoltà. La misura di RDC è profondamente diversa da quella regionale del Reddito Minimo, sia per ciò che attiene l'importo del sussidio, sia per le condizionalità.

E' incredibile che si voglia fare cassa sulla pelle di persone in grave stato di disagio. Le comunicazioni di esclusione vanno immediatamente fermate e va aperto un tavolo per la gestione politica della questione.

Sarebbe auspicabile che si pervenisse ad un accordo per l'integrazione (e non il cumulo) delle due misure, al fine di garantire un minimo di tranquillità a chi versa in condizioni di bisogno.

 

 

Le Segreterie Regionali
CGIL CISL UIL