Stamattina 16 gennaio il nucleo tutela del lavoro dei Carabinieri ha smantellato un’organizzazione criminale operante in Basilicata, arrestando 14 persone con l'accusa di caporalato. Una notizia che ci lascia basiti, ma non sorpresi. I fatti di questa mattina dimostrano la connivenza delle imprese, che per trarre maggior profitto sfruttano forza lavoro senza l’applicazione di alcuna norma circa orari, salari, accoglienza. Adesso attendiamo gli sviluppi delle indagini, ma continuiamo ad affermare con forza: basta caporalato, in tutte le sue espressioni di inciviltà diffusa.

Poco più di un anno fa abbiamo firmato, insieme a Cisl e Uil, un accordo che, se collegato alla recente approvazione delle legge nazionale contro il caporalato, permette di ripristinare la legalità in un settore produttivo di fondamentale importanza per la Basilicata.

La Flai nazionale e della Basilicata, insieme alla Cgil Basilicata, sono impegnate da tempo in una lotta senza quartiere all'illegalità diffusa, che ancora permea il sistema del lavoro nell'ambito agricolo in Basilicata. Ritmi sfiancanti di 10-12 ore al giorno, spesso in nero, in condizioni atmosferiche e climatiche usuranti, senza il riposo settimanale, senza il rispetto della normativa sulle pause, per poi immettere nel mercato corrente il prodotto con un maggiore guadagno per lo stesso titolare dell’azienda”.

Chiediamo ancora una volta la piena applicazione della legge 199 contro il caporalato che non ha funzionato come si immaginava, perché non è stata applicata fino in fondo. In parte per responsabilità politica, in larga parte per responsabilità del sistema delle imprese che era chiamato a collaborare nel costruire risposte al bisogno di un trasporto e un collocamento pubblico per superare il ricatto di intermediari senza scrupoli.

Flai Cgil, basta caporalato

Ci lascia basiti, ma non sorpresi, la notizia di questa mattina degli arresti e delle misure cautelari nel materano per molte persone impegnate nella organizzazione e gestione di un sistema criminale che sfrutta e riduce in schiavitù persone che vedono l'Italia come un sogno di libertà ed affrancamento da condizioni di vita inaccettabili.

Poco più di un anno fa abbiamo firmato, insieme a CISL e UIL, un accordo che, se collegato alla recente approvazione delle legge nazionale contro il caporalato, permette di ripristinare la legalità in un settore produttivo di fondamentale importanza per la Basilicata.

L’accordo ha previsto misure importanti in termini di accoglienza, assistenza sanitaria, trasporti, politiche di integrazione attive, reclutamento delle forze lavoro, controlli e risorse finanziarie alle quali deve necessariamente essere affiancato un cambio culturale netto, per poter mettere la parola fine a situazioni odiose e inumane.

La FLAI nazionale e di Basilicata e la CGIL Basilicata sono impegnate da tempo in una lotta senza quartiere all'illegalità diffusa, che ancora permea il sistema del lavoro nell'ambito agricolo in Basilicata. Ritmi sfiancanti di 10-12 ore al giorno, spesso in nero, in condizioni atmosferiche e climatiche usuranti, senza il riposo settimanale, senza il rispetto della normativa sulle pause, per poi immettere nel mercato corrente il prodotto con un maggiore guadagno per lo stesso titolare dell’azienda.

E' questo il modello economico che osteggiamo e condanniamo.

Ogni silenzio è complicità e quindi, come abbiamo sempre fatto bisogna urlarlo in maniera convinta, come abbiamo fatto la scorsa estate a Foggia nella manifestazione nazionale indetta da FAI, FLAI, UILA nazionale: basta caporalato.

Chiediamo ancora una volta la piena applicazione della legge 199 contro il caporalato, che non ha funzionato come si immaginava, perché non è stata applicata fino in fondo. In parte per responsabilità politica, in larga parte per responsabilità del sistema delle imprese che era chiamato a collaborare nel costruire risposte al bisogno di un trasporto e un collocamento pubblico per superare il ricatto di intermediari senza scrupoli.

I fatti di questa mattina dimostrano la connivenza delle imprese, che per trarre maggior profitto sfruttano forza lavoro senza l’applicazione di alcuna norma circa orari, salari, accoglienza.

Adesso attendiamo gli sviluppi delle indagini ma continuiamo ad affermare con forza: basta caporalato, in tutte le sue espressioni di inciviltà diffusa.