Sanità
Il commissariamento delle aziende sanitarie locali è solo un escamotage per aggirare la norma

Una scelta scellerata e illegittima, contro la quale la CGIL Basilicata presenta esposto alla Procura della Repubblica e alla Corte dei Conti

Non esistono motivazioni politiche che possano giustificare e legittimare la scelta di commissariare le aziende sanitarie e ospedaliere lucane.
Una decisione assolutamente priva dei necessari presupposti.

La nomina di commissari nelle aziende sanitarie e ospedaliere, infatti, non è certo una scelta di natura discrezionale ma deve trovare rispondenza nella sussistenza dei requisiti indicati dalla legge regionale n.39 del 2001, che prevede il commissariamento in caso di sospensione, decadenza, revoca o vacanza del direttore generale, precisando, inoltre, che il commissario deve avere gli stessi requisiti del direttore generale.

Nel caso di specie non ricorre alcuno di questi presupposti, tantomeno l’ ipotesi di una vacanza, eventualmente legata solo al tempo necessario per esperire le procedure di nomina. Né siamo di fronte ad un accorpamento o scioglimento delle attuali aziende sanitarie tant’è che la legge di riordino del sistema sanitario regionale (legge regionale 2/2017) non fa alcun riferimento a un eventuale commissariamento come, invece, fece espressamente il legislatore regionale in occasione del riassetto organizzativo e territoriale del 2008.
Un commissariamento del tutto singolare in quanto non legato a contingenze eccezionali, ma alla naturale scadenza del mandato dei direttori in carica.

Ma c’è di più: alcuni di questi neo nominati commissari sono privi dei relativi requisiti, stante il divieto posto dalla legge Madia di conferire incarichi dirigenziali a lavoratori in pensione. Proprio per queste ragioni ,come in più occasioni abbiamo avuto modo di evidenziare, si è scelto l’escamotage del commissariamento in un mal celato tentativo di aggirare la legge attraverso atti illegittimi per nominare chi non aveva i titoli per essere nominato direttore generale.

Una scelta non solo sbagliata in quanto in palese violazione delle norme che regolano la sanità ed in particolare le nomine dei direttori generali ma contradittoria sul piano politico istituzionale. La Regione Basilicata, infatti, proprio in considerazione dell’approssimarsi della scadenza contrattuale degli attuali direttori generali prevista per il prossimo 18 gennaio, ha dato avvio a novembre alle procedure di aggiornamento dell’elenco degli aspiranti idonei, alla nomina di direttore generale, procedura che si è conclusa il 11 gennaio 2018.

È evidente che avendo avviato e completato le procedure, la giunta regionale avrebbe dovuto procedere alla nomina dei nuovi direttori generali attingendo al relativo albo.
Per queste ragioni, affinché nella nostra regione le istituzioni operino in piena legalità e nel rispetto dei principi costituzionali e normativi, la Cgil produrrà formale esposto alla Procura della Repubblica di Potenza e alla Corte dei Conti.

Il rispetto delle norme che sovraintendono la gestione della pubblica amministrazione è la condizione fondamentale per poter presiedere le istituzioni, a tutti i livelli.

Angelo Summa
Segretario generale Cgil Basilicata