Per l’Italia, seconda manifattura europea, dotarsi di politiche industriali adeguate alla competizione globale è una necessità. Di qui l’idea della Cgil di realizzare una nuova generazione di strumenti finalizzati alla contrattazione ex ante dei processi

L’Assemblea generale della Cgil del 7 e 8 settembre ha preso le mosse dalla tragedia del terremoto che ha colpito in agosto l’Italia centrale. Scelta meditata e giusta, di rispetto verso le popolazioni e le vittime e verso lo straordinario impegno profuso dai soccorritori in quel moto di solidarietà e civismo che ha dato del Paese l’immagine migliore. Impegno che tuttavia non può essere assolutamente classificato alla stregua di un episodio, se è vero che si ripete da anni quando è il momento di fronteggiare calamità naturali, e che si ripropone, in forme e proporzioni diverse, nelle crisi industriali che stanno flagellando poco a poco il patrimonio produttivo italiano.
Il fatto è che il nostro Paese mostra nelle emergenze la parte migliore di sé. Anche se la cosa rappresenta in realtà una contraddizione: noi non abbiamo bisogno di emergenze. Al contrario, c’è un impellente bisogno di politiche che ci liberino dalle emergenze. Nella tutela del territorio così come in quella dell’apparato produttivo. Servono per questo politiche d’anticipo, che temperino i rischi ed evitino crisi e drammi come quelli che stiamo quotidianamente fronteggiando.
Serve prevenzione, tanto nella tutela ambientale che in quella sociale. È per questo che abbiamo rilanciato il Piano del lavoro e, con esso, una capillare iniziativa sulle politiche industriali. Per un Paese come l’Italia, seconda manifattura d’Europa, dotarsi di politiche industriali adeguate alla sfida competitiva globale è, come ha sottolineato Susanna Camusso alle delegate e ai delegati dell’Assemblea generale, una “priorità inderogabile”. Una necessità, se non vogliamo ogni volta intervenire ex post.
Per far crescere questa consapevolezza, ma soprattutto per fornirla di solide gambe, abbiamo costituito un coordinamento fra le categorie industriali e i territori regionali che ha messo in una rete strutturata competenze ed esperienze diffuse (la sintesi del lavoro fin qui fatto è il “Catalogo degli strumenti e dei servizi di valutazione industriale”), raccogliendo in una consulta i contributi di una qualificata comunità di esperti del mondo della scienza, dell’università e dellaricerca, oltre che dello stesso sindacato e delle imprese.

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In partnership con la Fondazione Giuseppe Di Vittorio, abbiamo realizzato una nuova generazione di strumenti finalizzati a contrattare politiche d’anticipo nei processi di riorganizzazione, passando, sempre per usare le parole di Susanna Camusso, “dal terreno difensivo, che interviene con strumenti di natura prevalentemente risarcitoria, a un’azione più orientata alla codeterminazione, alla contrattazione ex ante dei processi industriali”.
Ma non ci limitiamo a questo: le nostre idee le stiamo valorizzando nei territori, nei luoghi dove le crisi mordono, per dare loro diverse e migliori prospettive. Lo si è fatto in Lombardia e in Toscana già nel mese di luglio. Poi la bellissima piazza di Potenza, in Basilicata, ha aperto il ciclo di settembre, seguita a ruota dalla Puglia (a Bari, con la Filctem) e dal Piemonte, dal Lazio (con la Slc) e ancora dalla Toscana. Non solo. Il 24 e 25 ottobre saremo ancora a Torino con molti protagonisti della scena europea, per fare il punto e decidere come andare avanti a partire da questa nuova rivoluzione industriale. Perché una cosa è certa: nella difficile sfida che ci attende, dovremo mettere tutte le nostre capacità e tutto il nostro impegno, per dare al Paese un progetto per il futuro che lo liberi dalle emergenze.
Alessio Gramolati è responsabile politiche industriali Cgil nazionale