"Le condizioni descritte dall’ISTAT sul mercato del lavoro in Italia ci consegnano un quadro con luci e ombre e conferma l’esigenza di formare e qualificare il nuovo lavoro. La lieve ripresa occupazionale nel corso dell’anno presenta difficoltà in coda: “a dicembre 2015 la stima degli occupati diminuisce dello 0,1% (-21 mila persone occupate)”. Il paese rimane stretto nella morsa di una ripresa ben più marcata a livello europeo rispetto alla nostra, e resta al palo di un mercato del lavoro che fa fatica ad occupare i giovani" è quanto fa sapere Angelo Summa, Segretario Generale CGIL Basilicata, in una nota inviata alla stampa.

"Acquisito l’impulso ad un lavoro instabile per effetto delle decontribuzioni che nei mesi iniziali e mediani dell’anno ha fatto crescere la curva dell’occupazione, rimane il peso dei lavori a tempo determinato: alla fine dell’anno era di circa il 68% il peso dei nuovi occupati a tempo determinato  sul totale, pur se si è registrata una crescita degli occupati di tipo permanente – a tutele crescenti), resta la grande debolezza del mercato del lavoro italiano nell’assorbimento dei lavoratori più giovani. Secondo Eurostat nel corso dei sei mesi trascorsi si è registrata un’enorme transizione dalla disoccupazione all’inattività (35,7%), dato confermato dal Ministero del Lavoro secondo cui, tra il  primo ed il secondo trimestre del 2015, l'Italia si è caratterizzata per il deflusso dalla disoccupazione all’inattività oltreché confermare un valore tra i più bassi in Europa nel passaggio al mondo del lavoro.

La Basilicata, poi, registra una fortissima tendenza all’assorbimento dell’offerta di lavoro tra le classi di età più anziane. Nella nostra regione si mostrano tre fenomeni di particolare interesse per la comprensione delle tendenze evolutive del contesto lavorativo e produttivo, oltreché utili indicazioni per un carnet di proposte di sviluppo e dell’orientamento delle politiche pubbliche a favore dell’occupazione.

Il primo: la migliore reazione alla crisi è quella del settore servizi; negli anni 2014 e 2015 le performance di quest’ultimo, pur cumulando la non brillantissima performance del settore turistico (alberghi e ristoranti) e del commercio in generale, mostra una tendenza ascendente nel recupero di 
posti di lavoro, meglio anche del settore industria che nel biennio ha certamente risentito in maniera preponderante dell’effetto FCA.

Il secondo e più preoccupante: si registra la netta allocazione del flusso di nuovi occupati nelle fasce più avanzate, specie nella classe 55-64 anni. Tra i 15 e i 34 anni il tasso di occupazione aumenta di un +0.87% per i maschi e diminuisce di un -1,0% netto per le femmine. Contemporaneamente 
l’occupazione aumenta rispettivamente di +2.51% e +1.35% nella fascia compresa tra i 55 ed i 64 Terzo: si può valutare la variazione dell’occupazione per titolo di studio nell’arco di un decennio, da cui si possono trarre una serie di considerazioni. Manifestano una capacità di tenuta ai colpi della crisi in primis le persone con titoli di studio superiori e con le competenze maggiori. Questo elemento che pare contrastare con il precedente, in realtà cela la marginale occupabilità di giovani menti, più spesso impiegate in attività poco qualificate".

"Su questi dati", continua e chiude Summa "è possibile appuntare le future riflessioni in termini di allocazione delle risorse, di stimolo dei processi evolutivi in atto, e delle politiche pubbliche di sostegno sul lato dell’offerta di lavoro. Se ci si pone nell’ottica della domanda, essa sconta un problema legato alla debole crescita della produttività, attribuibile alla presenza di specializzazioni tradizionali che devono rinnovarsi, una scarsa capacità di innovare nei modelli di business, ormai divenuti fondamentali per il posizionamento e per il successo sui mercati mondiali. Altro tema è 
quello dell'integrazione fra le diverse aree aziendali da coinvolgere nei processi di cambiamento e internazionalizzazione, diversificazione e nelle relazioni fra imprese della filiera. Per un rinnovato ruolo della formazione e delle politiche pubbliche in questo ambito, per superare la tradizionale distinzione tra formazione generale e formazione specifica, si rende strategica una forma di promozione della cooperazione tra le imprese, enti di ricerca, università e parti sociali, per provare a diffondere approcci innovativi oltreché una maggiore coordinazione tra le attività della formazione regionale e le attività dei fondi interprofessionali. È necessario spingere in avanti lo sguardo nel sistema di scambio tra formazione, conoscenza, saperi diffusi e territoriali e luogo di lavoro, provando a sviluppare l’ipotesi di incubatori di formazione insieme ad imprese ed istituti tecnici ed apprendistati di ricerca. Gli incubatori favorirebbero la nascita di nuove e più alte specializzazioni nella meccatronica e dei sistemi tecnologici applicati alla produzione ed ai tempi di lavoro.

Dedicarsi ad una riflessione di questo tipo sulla visione del lavoro e dell’economia non è filosofia pura ma bensì un modo per far contare il lavoro e le qualità della persona. Su questa strada si qualifica il lavoro, sulle piccole variazioni mensili si qualifica un po’ di propaganda".