Il nuovo anno ha confermato quello che avevamo annunciato da tempo: il peggioramento effettivo delle condizioni materiali dei pensionati ed in particolare di quelli lucani che ancora una volta sono costretti a pagare lo scotto di vivere in una regione piccola che non offre adeguata assistenza, anche a causa della sua conformazione orografica e della distribuzione della popolazione in un gran numero di piccolissimi comuni (131 comuni per l'80% sotto i 5000 abitanti).

Mentre in Basilicata i sindacati dei pensionati continuano il confronto con la Giunta Regionale per l'approvazione del piano socio-sanitario e la successiva attuazione della rete dei servizi sul territorio  per le persone non autosufficienti (in Basilicata negli ultimi 5 anni sono aumentate del 17% contando ben 31.552 persone – dati sole 24 ore), il Governo lavora in direzione opposta, praticando i tagli alla spesa, aumentando prezzi e tariffe che impoveriscono ulteriormente la popolazione anziana. Ribadiamo che negli ultimi dieci anni il potere d’acquisto delle pensioni è diminuito del trenta per cento. Per comprendere la gravità della situazione bisogna anche valutare la rivalutazione degli estimi catastali e le nuove modalità di calcolo dell'IMU (ex ICI), che incideranno in maniera consistente sul reddito dei pensionati lucani (in Basilicata l'85% di loro vive in una casa di proprietà, spesso collocata nei centri storici).

 

I primi giorni del 2012 sono stati anche caratterizzati anche dall'incomprensibile imposizione del Governo di bloccare l’erogazione in contanti delle pensioni sopra i 1.000 euro.
In questo modo, infatti, i pensionati saranno obbligati per decreto ad aprire un conto corrente bancario o postale, con un inutile aggravio di costi. Lo SPI CGIL Basilicata ritiene questa norma assolutamente inaccettabile e per questo chiede all’Inps di aprire con urgenza un tavolo di confronto con le Organizzazioni sindacali, per stabilire il percorso migliore in grado di garantire i diritti dei pensionati.

Ribadiamo, inoltre, la presenza di uno squilibrio insopportabile nella distribuzione dei sacrifici chiesti dal Governo ai cittadini con la manovra e con i suoi costi che per l'80% pesano sui pensionati, sulle donne, sui giovani e sui lavoratori dipendenti mentre solo il 15% viene recuperato dai redditi alti e solo un misero 5% dai grandi patrimoni.

La tenace battaglia messa in campo sul finire del 2011 ha prodotto un primo, seppur parziale, risultato sbloccando la rivalutazione su tutte le pensioni fino a 1.400 euro lordi. Questo però non sarà di grande sollievo poiché l'aumento dell'IRPEF su base locale assorbirà gran parte della rivalutazione per le pensioni sotto la soglia dei 1400 Euro e significherà una perdita netta di reddito per le pensioni oltre questa soglia.

C'è molto da fare e lo SPI CGIL continuerà a stare tra i pensionati, ad ascoltarne le istanze per programmare una serie di azioni che possano riportare un segno di giustizia ed equità all'interno delle misure contenute nella manovra del Governo Monti.